Corriere della Sera

E sulla partita di Palazzo Marino Salvini richiama all’ordine Maroni

- Andrea Senesi

«Nella Lega decide il segretario e il segretario sono io». Si chiude così una settimana ad alta tensione tra Matteo Salvini e il suo predecesso­re alla guida del Carroccio. «Roberto Maroni — ha detto ieri il leader — fa il governator­e della Lombardia e lo fa bene. Quello che fa la Lega lo decide il suo segretario. E quindi dove c’è Alfano non ci siamo noi». Il punto è proprio questo: l’alleanza a Milano con il Nuovo centrodest­ra di Alfano e soci. Il governator­e ripete da settimane che per vincere è necessario riproporre il «modello lombardo», la coalizione cioè che due anni fa conquistò il Pirellone. Che neanche a dirlo comprende proprio Ncd. Maroni ne ha fatto un punto di principio. Venerdì si è spinto a dichiarare che «è indispensa­bile che in Comune ci sia una maggioranz­a omogenea rispetto a quella della Regione, altrimenti si pone un problema di coerenza e ciascuno si assumerà le sue responsabi­lità». Ieri è arrivato il richiamo all’ordine del leader «federale». Salvini aveva in realtà gia dettato la linea del Carroccio: «Niente alleanze con chi sostiene il governo Renzi. È una questione di coerenza». Oltre alle baruffe sulla futura coalizione per le Amministra­tive 2016, la «dialettica» tra i due uomini forti della Lega ruota in questi giorni intorno al referendum regionale col quale la Lombardia dovrebbe ottenere maggiori autonomie da Roma. Settimana scorsa, Maroni ha aperto, un po’ a sorpresa, alla proposta arrivata da un buon numero di sindaci di area Pd. In sostanza, gli amministra­tori di centrosini­stra chiedono alla Regione d’intavolare una trattativa col governo Renzi sul residuo fiscale (più soldi alle Regioni virtuose) e sulle deleghe da assegnare alla Lombardia. Se la mediazione andasse a buon fine, è chiaro che il referendum autonomist­a sarebbe accantonat­o. «È un documento interessan­te, se c’è da trattare col governo, io tratto», ha spiegato Maroni. Salvini ancora una volta ha scosso la testa: «Cercare un’altra via è tempo perso, perché il Pd sta approvando una riforma che stermina le autonomie». Contro-replica di «Bobo»: «Prima di criticare un documento, bisognereb­be leggerlo».

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