E sulla partita di Palazzo Marino Salvini richiama all’ordine Maroni
«Nella Lega decide il segretario e il segretario sono io». Si chiude così una settimana ad alta tensione tra Matteo Salvini e il suo predecessore alla guida del Carroccio. «Roberto Maroni — ha detto ieri il leader — fa il governatore della Lombardia e lo fa bene. Quello che fa la Lega lo decide il suo segretario. E quindi dove c’è Alfano non ci siamo noi». Il punto è proprio questo: l’alleanza a Milano con il Nuovo centrodestra di Alfano e soci. Il governatore ripete da settimane che per vincere è necessario riproporre il «modello lombardo», la coalizione cioè che due anni fa conquistò il Pirellone. Che neanche a dirlo comprende proprio Ncd. Maroni ne ha fatto un punto di principio. Venerdì si è spinto a dichiarare che «è indispensabile che in Comune ci sia una maggioranza omogenea rispetto a quella della Regione, altrimenti si pone un problema di coerenza e ciascuno si assumerà le sue responsabilità». Ieri è arrivato il richiamo all’ordine del leader «federale». Salvini aveva in realtà gia dettato la linea del Carroccio: «Niente alleanze con chi sostiene il governo Renzi. È una questione di coerenza». Oltre alle baruffe sulla futura coalizione per le Amministrative 2016, la «dialettica» tra i due uomini forti della Lega ruota in questi giorni intorno al referendum regionale col quale la Lombardia dovrebbe ottenere maggiori autonomie da Roma. Settimana scorsa, Maroni ha aperto, un po’ a sorpresa, alla proposta arrivata da un buon numero di sindaci di area Pd. In sostanza, gli amministratori di centrosinistra chiedono alla Regione d’intavolare una trattativa col governo Renzi sul residuo fiscale (più soldi alle Regioni virtuose) e sulle deleghe da assegnare alla Lombardia. Se la mediazione andasse a buon fine, è chiaro che il referendum autonomista sarebbe accantonato. «È un documento interessante, se c’è da trattare col governo, io tratto», ha spiegato Maroni. Salvini ancora una volta ha scosso la testa: «Cercare un’altra via è tempo perso, perché il Pd sta approvando una riforma che stermina le autonomie». Contro-replica di «Bobo»: «Prima di criticare un documento, bisognerebbe leggerlo».