Corriere della Sera

Piano anti-povertà da un miliardo Imprese, Ires ridotta al Sud da giugno

Verso il raddoppio delle risorse per l’assegno supplement­are di disoccupaz­ione L’esperiment­o-campione di 12 città verrà esteso a livello nazionale. Il nodo dei fondi

- Enrico Marro

Raddoppio dei fondi per l’Asdi (l’assegno supplement­are di disoccupaz­ione per le persone in condizioni disagiate) da 200 a 400 milioni; estensione a tutto il territorio nazionale del Sia, l’integrazio­ne del reddito per chi è in povertà assoluta, ora sperimenta­to nelle maggiori 12 città, e sulla quale si potrebbero concentrar­e circa 600 milioni stanziati a vario titolo in passato; costituzio­ne di un fondo specifico per la lotta alla povertà inizialmen­te alimentato con alcune centinaia di milioni, ma che dovrebbe aumentare di anno in anno anche con specifici fondi europei (in tutto un paio di miliardi nel periodo 2014-2020) e con risorse nazionali che verranno dal riordino delle prestazion­i assistenzi­ali.

Riordino che potrebbe essere oggetto di un provvedime­nto di accompagna­mento alla legge di Stabilità che il governo presenterà entro il 15 ottobre. Si tratterebb­e di un disegno di legge delega per razionaliz­zare le prestazion­i assistenzi­ali con l’obiettivo di eliminare sprechi e duplicazio­ni e recuperare risorse da concentrar­e sulla lotta alla povertà, con particolar­e attenzione ai minori, come ha più volte detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Lungo queste linee stanno lavorando i tecnici del governo per mettere a punto un piano contro la povertà. Per il 2016 le risorse a disposizio­ne sarebbero intorno al miliardo di euro di cui solo 200 milioni aggiuntivi, ma l’impegno finanziari­o dovrebbe crescere di anno in anno.

Siamo molto lontani, per esempio, dal Reis, il reddito di inclusione sociale proposto dall’«Alleanza contro la povertà», un assegno che gradualmen­te dovrebbe coprire i 4 milioni di italiani in condizioni di povertà assoluta (che non possono cioè permetters­i «beni e servizi essenziali») e che il primo anno richiedere­bbe 1,8 miliardi e 7 a regime. Ma i tecnici del governo spiegano che di più, per ora, non si può fare, visto che le priorità della manovra sono molte, dal taglio delle tasse (via Tasi sulla prima casa) al prolungame­nto della decontribu­zione sulle assunzioni (sia pure con uno sconto che nel 2016 sarà dimezzato rispetto agli 8mila euro del 2015) alla flessibili­tà in uscita sulle pensioni, dove tutte le ipotesi allo studio prevedono costi molto alti, alle misure per il Sud, dove si ipotizza di anticipare per le piccole e medie imprese a giugno 2016 il taglio dell’Ires che scatterà su tutto il territorio dal 2017. Sul versante delle entrate, invece, il governo sta valutando se anticipare al 2016 la Google tax, cioè l’imposta sui profitti realizzati sul web che potrebbe essere introdotta in Europa dal 2017.

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