Piano anti-povertà da un miliardo Imprese, Ires ridotta al Sud da giugno
Verso il raddoppio delle risorse per l’assegno supplementare di disoccupazione L’esperimento-campione di 12 città verrà esteso a livello nazionale. Il nodo dei fondi
Raddoppio dei fondi per l’Asdi (l’assegno supplementare di disoccupazione per le persone in condizioni disagiate) da 200 a 400 milioni; estensione a tutto il territorio nazionale del Sia, l’integrazione del reddito per chi è in povertà assoluta, ora sperimentato nelle maggiori 12 città, e sulla quale si potrebbero concentrare circa 600 milioni stanziati a vario titolo in passato; costituzione di un fondo specifico per la lotta alla povertà inizialmente alimentato con alcune centinaia di milioni, ma che dovrebbe aumentare di anno in anno anche con specifici fondi europei (in tutto un paio di miliardi nel periodo 2014-2020) e con risorse nazionali che verranno dal riordino delle prestazioni assistenziali.
Riordino che potrebbe essere oggetto di un provvedimento di accompagnamento alla legge di Stabilità che il governo presenterà entro il 15 ottobre. Si tratterebbe di un disegno di legge delega per razionalizzare le prestazioni assistenziali con l’obiettivo di eliminare sprechi e duplicazioni e recuperare risorse da concentrare sulla lotta alla povertà, con particolare attenzione ai minori, come ha più volte detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Lungo queste linee stanno lavorando i tecnici del governo per mettere a punto un piano contro la povertà. Per il 2016 le risorse a disposizione sarebbero intorno al miliardo di euro di cui solo 200 milioni aggiuntivi, ma l’impegno finanziario dovrebbe crescere di anno in anno.
Siamo molto lontani, per esempio, dal Reis, il reddito di inclusione sociale proposto dall’«Alleanza contro la povertà», un assegno che gradualmente dovrebbe coprire i 4 milioni di italiani in condizioni di povertà assoluta (che non possono cioè permettersi «beni e servizi essenziali») e che il primo anno richiederebbe 1,8 miliardi e 7 a regime. Ma i tecnici del governo spiegano che di più, per ora, non si può fare, visto che le priorità della manovra sono molte, dal taglio delle tasse (via Tasi sulla prima casa) al prolungamento della decontribuzione sulle assunzioni (sia pure con uno sconto che nel 2016 sarà dimezzato rispetto agli 8mila euro del 2015) alla flessibilità in uscita sulle pensioni, dove tutte le ipotesi allo studio prevedono costi molto alti, alle misure per il Sud, dove si ipotizza di anticipare per le piccole e medie imprese a giugno 2016 il taglio dell’Ires che scatterà su tutto il territorio dal 2017. Sul versante delle entrate, invece, il governo sta valutando se anticipare al 2016 la Google tax, cioè l’imposta sui profitti realizzati sul web che potrebbe essere introdotta in Europa dal 2017.