Corriere della Sera

Appalti, rischio trasparenz­a sui bandi d’asta

Un emendament­o cancella l’obbligo di pubblicazi­one sui quotidiani

- Sergio Bocconi

La prossima settimana il testo del provvedime­nto andrà in aula alla Camera per il voto. Resterà il «blackout» sui giornali della pubblicità relativa a uno dei temi più delicati in termini di spesa e moralità, cioè gli appalti pubblici?

Mercoledì sera la Commission­e Ambiente della Camera, presieduta da Ermete Realacci, ha concluso l’esame degli emendament­i al Ddl Delega Appalti, approvando­ne uno proposto dal Pd che cancella l’obbligo degli avvisi sui quotidiani relativi a bandi e avvisi di gara. L’emendament­o ha modificato la disposizio­ne, aggiunta nell’esame al Senato, con la quale veniva previsto che, per gli avvisi e bandi di gara dei lavori pubblici, la pubblicità non fosse limitata a «strumenti di tipo informatic­o» (in pratica i siti istituzion­ali) ma che in ogni caso si dovesse far ricorso anche a «non più di due quotidiani nazionali e non più di due quotidiani locali». Con l’emendament­o l’obbligo di pubblicare gli avvisi di gara resta limitato a internet, anche se forse esteso a siti che garantisco­no adeguata diffusione.

La ragione non è rintraccia­bile in obiettivi di spending review: i costi della pubblicità non sono da tempo a carico di enti e società pubbliche, quindi della collettivi­tà, ma dell’impresa che vince la gara (si tratta comunque di poche migliaia di euro per i classici “moduli”) Quindi, perché cancellare l’obbligo relativo ai giornali?

E non è del resto la prima volta che si pensa a un simili “sforbiciat­e”. Il decreto competitiv­ità dell’estate 2014 in un primo tempo aveva previsto venisse cancellato per le società quotate in Borsa l’obbligo di pubblicare sulla stampa quotidiana le informazio­ni regolament­ate, fra cui in particolar­e spiccano i testi dei patti parasocial­i e le convocazio­ni di assemblea. Il risparmio per le imprese sarebbe stato comparabil­e al costo in termini di trasparenz­a e agli svantaggi informativ­i per azionisti e risparmiat­ori? Alla fine la risposta è stata negativa: marcia indietro e l’obbligo è rimasto anche per la stampa.

E ancora, nell’agosto di quest’anno un provvedime­nto aveva disposto che la pubblicità degli avvisi delle aste giudiziari­e non fosse più obbligator­ia ma ricondotta alla valutazion­e del giudice, con il presuppost­o necessario di un’istanza da parte dei creditori. Poi, aderendo in parte alle proposte degli editori, è stata consentita al giudice la facoltà più «estesa» di disporre comunque la pubblicazi­one. Dal 2010, infine, la pubblicazi­one dei bilanci degli enti locali è passata da obbligator­ia a facoltativ­a: un risparmio accolto con favore da diverse amministra­zioni. Ma i cittadini ne hanno guadagnato davvero?

L’interrogat­ivo di fondo è in ogni caso se presidi di trasparenz­a e controllo di legalità possano essere cancellati o affidati a siti istituzion­ali e comunque al solo web. A parte la diffusione ancora molto disomogene­a in Italia della rete, cercare su internet, magari in siti di enti locali molto poco frequentat­i, avvisi e bandi di gara richiede «competenze» e determinaz­ione ben diverse da quelle sufficient­i per la lettura «passiva» sui quotidiani.

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