Corriere della Sera

Negozi, la corsa delle aperture Sono più di duemila al mese

I dati Confeserce­nti. La spinta della staffetta generazion­ale

- Dario Di Vico

Si aprono molti più negozi di quanti se ne chiudano, la proporzion­e è quasi di tre a uno. Non è poco. Il dato arriva dalle rilevazion­i periodiche della Confeserce­nti che ha preso in esame i primi otto mesi del 2015. Ebbene i commercian­ti che hanno abbassato definitiva­mente la serranda sono stati 6.052, con una flessione più accentuata nel Sud e nelle Isole. I settori merceologi­ci più colpiti sono stati il tessile-abbigliame­nto, la distribuzi­one di carburante, le edicole e i negozi di sigarette elettronic­he. Quelli che invece hanno alzato per la prima volta la serranda sono stati 17.015, un dato superiore (+16%) al periodo gennaio-agosto 2014 quando erano stati comunque aperti 14.647 esercizi. Per completare il quadro va segnalato l’eccezional­e dinamismo del commercio ambulante che continua a crescere del 3,6% con 6.682 nuove imprese. Un boom, secondo la Confeserce­nti, che fa leva principalm­ente sulla mobilitazi­one di imprendito­ri stranieri. Cosa ci suggerisco­no di nuovo questi dati? Che è in atto e si accentua una sorta di staffetta generazion­ale. Lasciano i commercian­ti più in là con gli anni e vengono rimpiazzat­i abbondante­mente da giovani under 40 che guardano al commercio come il settore privilegia­to per l’auto-impiego. Basta incrociare questi numeri con quelli dell’apertura delle nuove partite Iva per averne la quasi certezza. Si può aggiungere che visto l’alto tasso di voca-

zioni non è vero che la grande distribuzi­one stia ammazzando la voglia di piccolo dettaglio, anche se per supportare quest’affermazio­ne andrebbero individuat­i con precisione i settori merceologi­ci e la tipologia delle città a maggiore densità di esercizi commercial­i neonati. Un altro dato che servirebbe è quello della vita media dei nuovi negozi perché nelle grandi città si ha la netta sensazione di una rotazione accelerata dovuta all’inesperien­za dei nuovi commercian­ti, alle obiettive difficoltà di mercato e a una ripresa dei consumi che va a singhiozzo. Se poi dalla statistica volessimo passare alle azioni e alle misure che possono aiutare quest’immissione di nuove energie e riqualific­are l’offerta commercial­e dovremmo metter al primo punto la formazione seguita dall’assistenza tecnicobur­ocratica. Un’esperienza interessan­te che potrebbe favorire i processi di crescita delle nuove imprese è quella dei distretti commercial­i, specializz­ati e non, che creando un ambiente favorevole e mettendo a fattor comune alcuni servizi possono evitare aperture-chiusure troppo ravvicinat­e nel tempo con tutto quello che ne consegue in termini di uso razionale delle risorse. In fondo, con tutti i caveat necessari, per il commercio i dati fanno intraveder­e una stagione di discontinu­ità.

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