Corriere della Sera

Mancini contro la Samp e il Paese dei tecnici «Avanti con il mio calcio»

- Alessandro Pasini

Cinque anni all’estero, di cui quattro nell’evoluta Inghilterr­a, lo avevano illuso, ma la nostra realtà non è mai cambiata: gli italiani continuano a mangiare spaghetti, suonare il mandolino e farsi le formazioni degli altri. Nati allenatori, insomma, giornalist­i e ex colleghi calciatori compresi. Roberto Mancini ieri lo ha ricordato al mondo col sorriso ma con durezza: «Tutti qui vogliono fare gli allenatori. Non è un’offesa, eh? Ma pure certi ex giocatori devono controllar­e prima di analizzare...».

Arrabbiato, nervoso o solo provocator­e? Di tutto un po’. Certo è che la sconfitta con la Fiorentina ha pizzicato il Mancio sottopelle. E lui — alla vigilia di un match difficile con la Sampdoria di Walter Zenga, «vecchio amico di tante battaglie, da compagni e da avversari» — ha voluto ribadire la sua tesi: «Con la Fiorentina è stata una sconfitta assurda. Partita nata male. Non c’era nulla da fare, né da spiegare. Troppe critiche? C’erano anche quando vincevamo. Io comunque vado avanti con la mia idea di calcio. Se dopo 6 partite abbiamo 15 punti non siamo messi così male...».

Fin qui, lo si può seguire serenament­e. Nessun allenatore ammetterà mai in pubblico di essere stato crocefisso anzitutto dalle follie del suo portiere, ma così è stato con la Viola. Succede. E se poi hai contro una delle squadre più in forma della serie A, be’, la figuraccia non sorprende. Mancio respinge le obiezioni sull’approccio presunto molle, sugli uomini scelti («Il Guarin fischiato era lo stesso eletto eroe al derby...») o sulla discussa difesa a tre: «Non si vince mai in base al modulo. Incide di più l’errore di un giocatore, di un avversario, di un tecnico, di un arbitro...». Sensato. Lo ha detto anche Zenga, solidale: «L’Inter ha perso solo per gli episodi...».

Quando però Mancini parla di quell’1-4 come di «una delle nostre partite migliori: salvo tutto tranne il risultato», grossi dubbi montano. Scherza o fa sul serio? Forse, per adesso, soprassede­ndo sulle sterili lotte di categoria («Io non vi dico come scrivere un pezzo perché non me ne intendo, ma non posso leggere che con la Fiorentina abbiamo giocato a 4...»), è meglio sospendere il dibattito: se quello è stato un incidente o un sintomo lo capiremo fra poco a Marassi.

Il Doria è pericoloso, soprattutt­o nel capocannon­iere Eder, uno che Mancini avrebbe voluto all’Inter ma che Ferrero («Simpatico, ma il mio Mantovani era un’altra cosa...») gli ha negato. L’Inter invece non avrà Jovetic, che è infortunat­o ma che il Montenegro ha convocato ugualmente per le due partite di qualificaz­ione agli Europei. Mancini dice che non gliene frega niente, ma c’è da dubitare anche su questo: «Stevan non può giocare, sennò l’avrei convocato io. Lui è intelligen­te, deciderà che fare, ma sa che sarebbe meglio tornasse indietro. Se poi giocherà in Nazionale non sarei arrabbiato. Io spero di averlo con la Juve». In mezzo a tante chiacchier­e al bar questo sì che è un vero problema.

Vogliono tutti fare gli allenatori Con la Fiorentina una delle nostre gare migliori...

 ?? (Getty Images) ?? Grinta Mauro Icardi, 22 anni, argentino di Rosario, guida i nerazzurri alla riscossa dopo il flop con i viola
(Getty Images) Grinta Mauro Icardi, 22 anni, argentino di Rosario, guida i nerazzurri alla riscossa dopo il flop con i viola

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