Corriere della Sera

Parisse spinge l’Italia in mischia «Irlanda super, ma proviamoci»

La prima del capitano ai Mondiali di rugby: «È il torneo delle sorprese»

- Domenico Calcagno Luigi Ferrarella

battistrad­a che a Treve spiani la strada contro 17 avversari verso l’impresa che nessun purosangue ha mai realizzato anche perché nessuno in 94 anni l’ha nemmeno mai tentata: vincere l’Arc per tre anni di seguito. La già rara doppietta consecutiv­a è riuscita ad appena altri 7 cavalli, e prima di Treve nel dopoguerra solo nel 1977-1978 all’irlandese Alleged con il mitico fantino inglese Lester Piggot, e nel 1955-1956 al campioniss­imo italiano Ribot con Enrico Camici. Adesso tutta la pressione sta

«Ricordiamo­ci il 2013» ha detto un paio di giorni fa Luke McLean. E l’esortazion­e ricorda il «ricordiamo­ci di Alamo» dei texani in lotta con i messicani del feroce generale Santa Anna. Nel 2013 l’Italia batté l’Irlanda nel Sei Nazioni, ma da allora molte cose sono cambiate. All’Olimpico di Londra (si parte alle 17.45), però, ci sarà Sergio Parisse, «il più forte giocatore della storia » secondo Paul O’Connell, il capitano degli irlandesi. «Beh, fa piacere — sorride il numero 8 azzurro —, ma preferisco i fatti alle parole».

I fatti dicono che Parisse non è al top (è stato fermo per tre settimane), che all’Italia mancano un po’ di titolari e che l’Irlanda è favorita. «Sappiamo che loro sono molto forti, che giocano il miglior rugby tra i Paesi dell’emisfero Nord e sappiamo di avere poche speranze, ma ci batteremo fino alla fine e se avremo una possibilit­à faremo l’impossibil­e per portare a casa la partita. Io non so quanti sulle spalle dell’allenatric­e di Treve (l’unica donna trainer ad aver già vinto l’Arc nel 1979 con la cavalla Three Troikas), e soprattutt­o del suo «matusalemm­e» fantino Thierry Jarnet: debuttante nel 1985, poi 4 volte campione dei jockey francesi, oggi a quasi 49 anni (quando ormai si vedeva già in pensione) può sommare i tre Arc di Treve ai due vinti in sella a Subotica nel 1992 e a Carnegie nel 1994, e così diventare l’unico fantino a quota 5. Ma in sella proprio al minuti giocherò, ma so che darò il massimo per ognuno di quei minuti, che siano 30, 50 o 80. Quanto inciderà il mio ritorno? Il rugby non è il tennis, sono le squadre che vincono o perdono».

Vero, ma l’Italia con Parisse è diversa dall’Italia senza il suo capitano. Detto questo, per battere gli irlandesi che, fin qua, hanno passeggiat­o contro Romania e Canada, servirebbe un miracolo, più complesso di quello che sarebbe servito per battere la Francia. «Ho ritrovato un gruppo che ha voglia di fare bene, che si è allenata bene. Abbiamo battuto il Canada soffrendo, è vero, ma questo è il Mondiale delle sorprese, del Giappone che batte il Sudafrica. Nessuna partita è scontata».

E la speranza è che non lo sia neppure Italia-Irlanda. «Ricordiamo­ci del 2013»: i texani, ricordando Alamo, alla fine batterono i messicani. controfavo­rito Golden Horn c’è il fantino italiano (ormai inglese d’adozione) Lanfranco Frankie Dettori, che punta a eguagliare gli unici altri 5 fantini capaci del poker in passato. L’Aga Khan risponde con la regale Dolniya (eroina dello Sheema Classic in Dubai), il principe saudita Khaled Abdullah cala gli assi di New Bay (Derby francese) e Flintshire (tre Gran premi in Francia, Hong Kong e Stati Uniti), la famiglia di armatori Niarchos schiera il giovane Erupt. Ma la macchina propagandi­stica francese non ammette dubbi né mezze misure su chi vincerà, e così Treve è già diventata una canzone «Fly away Treve» su Youtube, un sito internet followtrev­e.com, un profilo twitter @followtrev­e, la pagina facebook.com/followtrev­e e una tribuna riservata da 1.500 posti (su 80 mila) come premio per i suoi fan più sfegatati.

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