Corriere della Sera

Casi controvers­i

-

Capita che il Comune voglia rivalersi sull’abitazione di proprietà del ricoverato

La figlia di una signora ricoverata in una Rsa in provincia di Roma racconta: «Mi hanno chiesto 58,70 euro al giorno per la retta alberghier­a, invece dei 21,70 che pagavo l’anno scorso, e con effetto retroattiv­o a partire da gennaio, da quando è entrato in vigore il nuovo Isee (Indicatore della situazione economica equivalent­e, ndr). Hanno calcolato come reddito l’indennità di accompagna­mento e l’assegno di invalidità civile di mia madre, così ho superato il tetto per avere il contributo del Comune e ora dovrei pagare circa 1.800 euro al mese. E io proprio non li ho. Quando mi sono rivolta al Comune, mi hanno detto: “Se non ha i soldi per pagare la retta, venda la casa”. Peccato che ci abiti mio fratello disabile. Allora, tramite avvocato ho chiesto all’Inps di rettificar­e il mio Isee, ma non ho avuto risposta».

Non è una voce isolata, ma la testimonia­nza di un disagio che molte famiglie stanno vivendo. Cerchiamo di capire, allora, che cosa sta accadendo.

Le spese “alberghier­e”

Cominciamo col dire che le spese delle prestazion­i propriamen­te sanitarie fornite nelle Rsa sono rimborsate alla struttura dal Servizio sanitario.

Le spese che esulano dalle prestazion­i mediche e infermieri­stiche, come per esempio il vitto, la pulizia dei locali, il servizio di lavanderia, definite retta “alberghier­a”, sono coperte — salvo casi particolar­i che vedremo più avanti — dagli assistiti con il loro reddito o,

In pericolo perfino la casa

La vicepresid­ente dell’associazio­ne Confconsum­atori, Francesca Arnaboldi, conferma i problemi delle famiglie: «Ai nostri sportelli alcuni parenti di ricoverati in Rsa, in difficoltà col pagamento della retta, ci hanno segnalato che il Comune vuole rivalersi sulla casa di proprietà del loro congiunto. Il ricovero nella struttura, però, non è definitivo e l’assistito potrebbe tornare a casa, o nell’abitazione vive il coniuge».

Le richieste ai parenti «Continuiam­o, inoltre, a ricevere segnalazio­ni di familiari

«Spesso Rsa e Comuni fanno sottoscriv­ere ai familiari dell’assistito un impegno di pagamento, col ricatto che altrimenti non sarebbe possibile il ricovero dell’anziano — racconta l’avvocato Franchi —. E i parenti firmano e pagano. Ma quando l’anziano (o il disabile grave) non ha mezzi, la retta è a carico del Comune di appartenen­za. E in base a una sentenza della Corte di Cassazione (n. 26863/08) i parenti possono inviare una formale disdetta e smettere di pagare la retta».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy