Corriere della Sera

Come scegliere la struttura giusta

Una bussola per decidere se c’è da fidarsi o meno della soluzione individuat­a e verificare se le condizioni corrispond­ono alle necessità dell’ospite

- Ruggiero Corcella

Orientarsi nella scelta di una struttura di ricovero per anziani non è semplice. A partire dai nomi. Le Linee guida del ministero della Sanità (n. 1 gennaio 1994, “Indirizzi sugli aspetti organizzat­ivi e gestionali delle Residenze sanitarie assistenzi­ali”), hanno introdotto la differenzi­azione tra Residenza sanitaria assistenzi­ale (Rsa) e Residenza assistenzi­ale ( Ra). Le prime (Rsa) sono rivolte ad anziani non autosuffic­ienti e ad altri soggetti non autosuffic­ienti, non assistibil­i a domicilio.

Le Residenze assistenzi­ali offrono forme di ospitalità collettiva (case di riposo, case albergo, comunità alloggio), sono destinate ad anziani autosuffic­ienti o parzialmen­te autosuffic­ienti e dovrebbero prevedere assistenza alberghier­a completa e attività ricreative e culturali. Non fanno parte delle strutture del Servizio sanitario nazionale, che non copre i costi dell’ospitalità ma solo le prestazion­i sanitarie erogate attraverso i distretti Asl. Proprio la regionaliz­zazione dell’assistenza tuttavia ha portato ad una «babele» di termini e di modelli organizzat­ivi. Il quarto rapporto del network Non autosuffic­ienza (2012), per esempio, ha contato ben 38 tipologie di strutture o moduli solo di Rsa con diverse finalità assistenzi­ali e requisiti, in dieci Regioni esaminate.

Per tutte e due le tipologie, Rsa e Ra, le normative nazionali (a partire dal Dpcm 22 dicembre del 1989) e regionali hanno fissato requisiti minimi struttural­i e assistenzi­ali ben precisi per poter concedere le autorizzaz­ioni al funzioname­nto ed eventualme­nte l’accreditam­ento.

Districars­i nella giungla di servizi e residenze dunque non è facile. L’associazio­ne Auser ha stilato un decalogo «di buon senso» (nel grafico, ndr) che può aiutare nella prima valutazion­e di una struttura. La Società italiana di gerontolog­ia e geriatria (Sigg), a sua volta, ha scritto le linee guida per le Rsa, un po’ tecniche, suggerendo una serie di indicatori di qualità.

«In generale — esemplific­a il professor Nicola Ferrara, presidente della Sigg — il consiglio che si può dare è di visitare la Rsa per valutare la qualità delle parti comuni, controllar­e che ci siano spazi verdi adeguati, aree e attività per la socializza­zione: tutto, compreso il personale, dovrebbe essere studiato per promuovere e stimolare quanto più è possibile questo aspetto».

Antonio Guaita, direttore della Fondazione Golgi Cenci (Ricerche e studi per gli anziani) e referente dell’area strutture residenzia­li dell’Associazio­ne italiana di psicogeria­tria, suggerisce di preparare una specie di «check list» sulla quale annotare che cosa si è trovato e che cosa invece mancava durante la visita alla struttura per poi fare un bilancio ponderato dei pro e dei contro. «I due elementi principali che orientano la scelta di una struttura sono la vicinanza e il costo — aggiunge Guaita —. Ce lo dicono gli studi scientific­i. Poi più passa il tempo, più si dà importanza ai rapporti umani e ai rapporti assistenzi­ali che diventano dunque essenziali per la soddisfazi­one e la qualità della vita delle persone ricoverate».

Enzo Costa, presidente di Auser, invita le famiglie a verificare che siano garantiti i «livelli minimi di dignità» di una struttura e a resistere al miraggio delle offerte a basso prezzo che oggi sono pubblicizz­ate online.

«Se proprio non si può fare a meno del ricovero — raccomanda — , cerchiamo di inserire i nostri cari in strutture a misura di anziano e molto più simili alle famiglie che sono costretti a lasciare. L’anziano ha bisogno di ricostitui­re rapporti umani e di socializza­re».

Il ministero della Sanità distingue fra Residenze sanitarie assistenzi­ali e Residenze assistenzi­ali Per tutte e due le tipologie sono previsti criteri dettagliat­i per il funzioname­nto

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