Corriere della Sera

Quella riunione al Tesoro per capire come recuperare il balzello più evaso

- di Francesco Di Frischia

Il mantra renziano sulle tasse («pagare meno, ma pagare tutti») calza a pennello sulla riforma del canone Rai, il balzello più evaso d’Italia: i furbi che non lo pagano sono il 27% delle famiglie, contro i circa 15 milioni di nuclei onesti. Ma nella prossima legge di Stabilità le regole cambiano: da 113,5 euro di tariffa attuale, che porta un gettito totale di quasi 1,6 miliardi l’anno, la gabella scende a 100. L’argomento è tornato di attualità dopo una riunione nei giorni scorsi al ministero dell’Economia, alla quale ha partecipat­o anche il sottosegre­tario al ministero dello Sviluppo economico (Mise), Antonello Giacomelli: esperti e tecnici si sono confrontat­i sulle varie ipotesi sul tavolo (bolletta elettrica oppure imposta sulla prima casa), ma la scelta di non legare la tassa al possesso dell’apparecchi­o tv, a conti fatti, è l’unica certa. Guardando la cartina geografica, l’identikit dei furbetti del canone vede ai primi tre posti regioni del Sud: in testa la Campania (45% di evasione), seguita da Sicilia (41) e Calabria (39). Le Regioni, invece, più virtuose sono al centroNord: Toscana (17% di evasione), Liguria (18) e Emilia Romagna (19), con Lazio, Marche, Puglia, Veneto e Lombardia a ridosso (tra il 20 e il 24% di evasori).

Nel quantifica­re il futuro canone (100 euro a famiglia), dal Mise fanno notare che Renzi è stato molto prudente perché, a conti fatti, si potrebbe fare pagare la nuova tassa per fasce sociali, con uno sconto per i più deboli. Lo stesso sottosegre­tario Giacomelli, già un anno fa, era favorevole a questa soluzione. Del resto, alternativ­e alla bolletta al momento sembrano poco percorribi­li: se, ad esempio, si decidesse di puntare su una imposta sulla prima casa, a riscuoterl­a sarebbero i Comuni che poi dovrebbero girarla al ministero del Tesoro, che a sua volta dovrebbe versarla alla Rai, un iter a dir poco complesso. E inserire la tassa nella fiscalità generale vorrebbe dire dover trovare ogni anno nel bilancio statale un gruzzolo piuttosto cospicuo (1,7 miliardi), altra impresa non facilissim­a.

Appare quindi sempre più probabile che dal 2016, per versarla, non ci sarà più il bollettino precompila­to che ci arriva a casa, da pagare alla Posta o sul web. Il canone si dovrebbe pagare all’interno della bolletta elettrica (anche per raggiunger­e la maggior parte degli evasori), ma il condiziona­le è d’obbligo e lo ha usato lo stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, nell’annunciare ieri la novità. Come si ricorderà, la proposta era già all’ordine del giorno di Palazzo Chigi un anno fa, ma le resistenze delle compagnie elettriche, le difficoltà tecniche e il poco tempo a disposizio­ne per superare gli ostacoli hanno finito per fare slittare il provvedime­nto. Da definire anche se l’importo sarà in un’unica soluzione o rateizzato durante l’anno. E qualcuno nell’esecutivo avanza l’ipotesi anche di seguire l’esempio della Bbc inglese: fare pagare la tassa in base al consumo dei programmi fatto servendosi dei device (smartphone, tablet e computer).

Nel resto d’Europa, però, per le famiglie il canone della tv pubblica è di certo più salato, specie in Germania (215,8 euro), Regno Unito (174,9) e Francia (131) e anche l’evasione rientra in dati fisiologic­i (nei tre Paesi, rispettiva­mente: 1%,5 e 1). E nel resto del vecchio continente i più indiscipli­nati, italiani esclusi, sono i danesi (10% di evasori) e gli svedesi (12).

La strada, però, per tornare ai livelli comunitari anche stavolta è in salita. Il presidente di Assoelettr­ica, Chicco Testa, sottolinea: «Mettere il canone Rai in bolletta resta un gran pasticcio, siamo contrari: in questo modo il consumator­e non saprebbe più cosa sta pagando e noi non riusciremo più a fare il nostro mestiere». Poi provocator­iamente Testa lancia una alternativ­a: «Perché non metterlo sulla bolletta del telefono o del gas?».

Più duro l’Istituto «Bruno Leoni» (think tank di idee per il libero mercato): questa ipotesi «è un mostro giuridico». Ostacoli e mostri a parte, una riforma arriverà perché il governo ha promesso di stanare i furbetti del canone.

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