Meloni vince il braccio di ferro sul simbolo di An Sconfitto l’asse Alemanno-Fini. La leader di FdI: «Siamo noi l’unico partito della destra»
Con 266 voti su 490, Giorgia Meloni ha vinto il «congressino» degli ex di Alleanza nazionale. La due giorni della destra per il controllo del patrimonio politico ed economico della Fondazione ha visto sconfitti di misura, con 222 voti, i cosiddetti «quarantenni» che con la guida di Gianni Alemanno e i consigli esterni di Gianfranco Fini hanno tentato in questo weekend romano di ritrasformare in associazione la Fondazione, cassaforte dei beni e dei lasciti dei militanti: sessanta milioni in conti correnti e 180 milioni in patrimonio immobiliare.
«Almeno si è capito che c’è un unico partito di destra ed è Fratelli d’Italia» esulta Giorgia Meloni al termine della conta dei voti. Lei potrà mantenere il simbolo di An, i cui diritti stavano per scadere e tornare alla Fondazione. Ma soprattutto porta a casa la soddisfazione di non aver dovuto chinare la testa di fronte a quella che lei chiama la «destra di Fini e di Gianni Alemanno, cioè quella di chi vuole continuare a dilaniare per avere un ruolo».
« Si è giocato duro continuando ad agitare il fantasma di Fini e dei soldi della Fondazione. Ma non è mai esistito né l’uno né l’altra», ci tiene a precisare Alemanno. E spiega: «Fini non è nella Fondazione e non sarebbe mai stato nell’associazione. Avevamo messo per iscritto che i beni sarebbero restati alla Fondazione. La verità è che c’è stata un’assemblea spaccata. E loro hanno vinto, ma grazie anche al voto di chi, come Maurizio Gasparri e Altero Matteoli, sta con Berlusconi che non vuole una destra unita. Sono intervenuti gli apparati, perché anche chi ci diceva che condivideva le nostre idee alla fine si è piegato alla disciplina di partito».
L’accordo per una mozione unitaria, tentato sabato per tutto il pomeriggio, all’una del mattino era già fallito. Ignazio La Russa non era riuscito a convincere i quarantenni di Alemanno e i finiani a convergere in Fratelli d’Italia, nemmeno concedendo un azzeramento dei vertici e regole condivise.
Così si è andati alla conta. «E chi sosteneva idee completamente opposte, alla fine si è unito» fanno notare gli sconfitti. E ora? Alemanno non si dà per vinto. «Da domani dovremo riprendere il nostro dialogo con le altre forze di destra. E fonderemo un movimento che si chiamerà Movimento per la destra unita».
Ma Giorgia Meloni non sembra volerne più sapere. «Non ho molto da dire a questa assemblea. In realtà è stato un congresso senza tesi congressuali. E con persone poco rappresentative di quello che noi intendiamo per fare politica di destra. Vorrà dire che continueremo le nostre battaglie come “Povera Italia” per il sostegno agli italiani in difficoltà e, con molta umiltà, faremo una campagna di aggregazione. Ma guardando fuori da questa sala».