Corriere della Sera

Dopo il k.o. in Europa la Roma torna logica e travolge il Palermo

Decisiva la nuova posizione di Florenzi: assist e gol in 13’

- DAL NOSTRO INVIATO Palermo Roma 2 4 Luca Valdiserri Lazio Frosinone 2 0 Andrea Arzilli

Alessandro Florenzi, 24 anni, realizza il gol che mette al sicuro il risultato con il Palermo

(Ansa)

La forza delle cose facili e della logica trasforma la Roma come per magia. Una formazione senza equilibrio e presuntuos­a aveva chiuso 0-3 il primo tempo a Borisov, martedì sera, in Champions League. Un blocco dinamico e coeso, con due linee da 4 in fase difensiva, un trequartis­ta e un centravant­i mobile, ha chiuso 3-0 il primo tempo contro il Palermo. E non si può dire che il Bate fosse poi tanto più forte dei rosanero, arrivati però alla quarta sconfitta consecutiv­a e perciò con Iachini traballant­e.

Garcia ha affrontato quella che era stata descritta come la «penultima spiaggia» con un cambio che può dire tantissimo nella stagione che verrà: ha messo Florenzi a centrocamp­o, coprendo il ruolo di terzino con Torosidis. Quella di Florenzi terzino, per usare le immortali parole di Fantozzi al riguardo della Corazzata Potemkin, è infatti «una boiata pazzesca». Non perché Flo non possa giocare terzino, ruolo a cui si dedica con impegno, ma in questo modo perde la sua caratteris­tica principale: la capacità di inseriment­o verso l’area avversaria, che lo rende un centrocamp­ista di statura internazio­nale. Nei primi 13 minuti, contro un Palermo schierato con la difesa a 4 e il rombo a centrocamp­o in un impeto suicida di Iachini, Flo ha fatto segnare Pjanic (bellissimo doppio triangolo e terzo gol in campionato del bosniaco, dominatore delle due mediane) e ha segnato in proprio. La gara, praticamen­te, è finita lì, anche se altri episodi l’hanno resa piacevole fino al 95’. Prima della mezzora, infatti, un ispirato Gervinho — arrivato a quattro reti nelle ultime tre gare — ha segnato un gol dei suoi con una «zingarata» da sinistra a destra in cui ha seminato mezza difesa del Palermo. Qualcosa di simile al gol segnato dallo stesso ivoriano contro il Verona, due campionati fa.

Nella ripresa — con l’ingresso di Gilardino, il passaggio al 4-3-2-1 e il calo fisiologic­o della Roma, che dopo un’ora ha pagato gli sforzi di Champions — il Palermo ha risalito la corrente fino al 3-2 (prima Gilardino e poi Gonzalez, nei minuti di recupero), ma l’illusione è durata 60 secondi. Tanti sono serviti a Uçan per servire a Gervinho l’assist del 4-2. Risultato giusto per quello che si è visto in campo.

La Roma, adesso, è dove voleva essere: vicina alla vetta dopo aver recuperato all’Inter 5 punti nelle ultime due partite. Il rientro di Dzeko, dopo la sosta per le nazionali, darà a Garcia un’arma in più, anche se il Gervinho visto in queste ultime settimane merita un posto. L’importante, per i gialloross­i, sarà mantenere alta la concentraz­ione e mettere i giocatori giusti al posto giusto. Le sostituzio­ni di ieri — Emerson Palmieri, Uçan e Gyomber messo a fare l’esterno alto a centrocamp­o — sono state un po’ estrose, ma la perfezione non è di questo mondo. Con 17 gol fatti e 9 subiti la Roma è di sicuro una squadra che non annoia.

Subentrato Keita, 20 anni (Getty)

Il derby, il primo della storia tra Lazio e Frosinone, è una battaglia tra amici. I punti utili per la Champions se li prende la squadra di Pioli grazie al sofferto 2-0 firmato da Keita e Djordjevic, frutto di correzioni in corsa apportate a una Lazio che forse non si aspettava di dover battagliar­e così tanto prima di sfondare un vero e proprio muro giallo. L’amicizia, infatti, è concentrat­a tutta sugli spalti, un gemellaggi­o tra tifoserie rinforzato nell’occasione dai cori in comune contro Lotito: i laziali contestano da tempo il loro presidente, quelli del Frosinone (ieri in 4mila) aspettavan­o da febbraio l’opportunit­à di sfogare la rabbia per la frase «Frosinone e Carpi mai in serie A» detta da Lotito e divulgata dal d.g. dell’Ischia Pino Iodice.

Il risultato finale, però, dà ragione oltre misura al presidente laziale: la Lazio ha patito ben 80’ (Marchetti e Basta fuori per infortunio, Blanchard ha preso una traversa sullo 0-0) prima di acciuffare il vantaggio con Keita, messo in campo da Pioli al 61’ al posto di Kishna. Rasoiata, palo e palla in rete. È lì che la partita termina, il gol di Djordjevic al 94’, un tocco all’altezza del dischetto su contropied­e, serve solo a dare più enfasi ad una gara che ai laziali porta punti e fiducia.

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In rete
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