Una Fifa donna Lydia o Nawal per fare il lifting al dopo Blatter
stadi del Campionato del mondo, e McDonald’s: non avrai altro hamburger all’infuori di me). La salvezza potrebbe risiedere nell’esperienza di Lydia Nsekera, 48 anni, presidentessa della Federcalcio del Burundi dal 2004 al 2013, nel 2012 la prima donna ad entrare in quel rotary esclusivo e ad alto tasso di testosterone che è l’Esecutivo Fifa. Oppure, più a sorpresa ancora, in Nawal El Moutawakel, pioniera marocchina dell’atletica (prima africana musulmana a vincere un oro olimpico: 400 hs a Los Angeles 1984) e ormai storico membro Cio (ingresso nel ‘98). Lydia, come il suo idolo Margaret Thatcher, ha idee chiare e pugno di ferro: «Non pensate a me come a una donna — dice —, ma come a una persona che conosce bene il mondo del pallone. Se mi chiedessero di candidarmi? Sono stata educata come un militare: risponderei agli ordini. E se venissi eletta mi occuperei subito di riforme nell’interesse delle cinque confederazioni». E qui c’è chi ha visto un attacco a quella più ricca, l’Europa di Platini. L’apparente inesperienza di Nawal El Moutawakel in fatto di calcio è contraddetta da un curriculum ricchissimo: per volere di Blatter ha lavorato al Mondiale 2006 e ricoperto ruoli di responsabilità in varie commissioni Fifa. Il trait d’union che Business Per la Fifa il fatturato dell’ultimo Mondiale (nella foto i tedeschi con la coppa al Maracanà di Rio) è stato pari a 5,1 miliardi di dollari (Epa) traghetterebbe Nawal dal Cio alla Fifa è lo sceicco Ahmed Al Fahad Al Ahmed Al Sabah, uomo forte del mondo olimpico internazionale, membro sia dell’esecutivo Cio che dell’esecutivo Fifa, potente amministratore di voti.
Lo scenario è affascinante. Un’africana di colore o una musulmana occidentalizzata rappresenterebbero scelte di grande rottura con il passato turbolento del palazzo del calcio. I voti dell’Africa e di una parte di Asia garantirebbero candidature morbide, pur nella loro spiazzante novità. C’è tempo fino al 26 ottobre.