I pericoli dell’auto connessa
L’invadenza dei software pone molti problemi Gli hacker potrebbero «guidare» a distanza
Le coincidenze spesso aiutano. Della truffa di Volkswagen ormai si conosce tutto. O forse nulla. L’ispirazione però arriva dall’apertura del profilo Twitter di Edward Snowden, l’ex tecnico informatico CIA che ha spiegato come Stati Uniti e Inghilterra controllassero in ogni istante oltre 5 miliardi di cellulari.
Questione di software come nel Dieselgate. Oggi la modifica delle emissioni, domani chissà. È il rischio dell’auto digitale gestita a colpi di bit da quasi 100 centraline elettroniche (la nuova Audi A4 ne ha 90): due hacker negli Stati Uniti hanno dimostrato come attraverso il bluetooth (ma l’accesso all’auto da remoto può avvenire anche tramite dispositivi keyless, streaming radio, app e sistemi di monitoraggio della pressione dei pneumatici), ci si possa impadronire di trasmissione, freni e sterzo di una macchina. Porte che si aprono con il proprio smartphone. O quello di altri: portiere così semplici da hackerare
FRANCOFORTE «Tu pensi che io sia folle?». Dopo il Dieselgate che ha colpito Volkswagen, la risposta sarebbe scontata. La domanda è di Elon Musk e arriva al termine di una cena e in un ristorante della Silicon Valley insieme all’autore della sua biografia, Ashlee Vance. Jeans, camicia a scacchi e Converse ai piedi, Musk è un visionario: ha creato la piattaforma di pagamento online Paypal e vuole portare tutti nello spazio con SpaceX. In attesa dei charter per Marte, Musk sta provando a rivoluzionare il mondo dell’auto con Tesla: ieri la roadster, oggi la berlina Model S e il suv Model X, domani la compatta Model 3 (2017). Tutte rigorosamente elettriche a zero emissioni. E presto prodotte anche in Europa. La sua Tesla perde più di 4 mila dollari per ogni auto prodotta, nell’ultimo trimestre ha venduto 11.532 vetture contro i 2,5 milioni di Toyota ma per aver disegnato il futuro, vale qualcosa come 34 miliardi di dollari.
E agli altri tocca inseguire. Oggi più che mai. Mettendo da parte antiche rivalità: «Sono disponibile a creare un’alleanza con Audi e Bmw per le batterie delle auto elettriche» ha dichiarato Dieter Zetsche, Ceo Mercedes. Segno che ora sull’elettrica si fa sul serio. Tesla è che il gruppo Bmw ha dovuto metterci una «patch», una «toppa» digitale, richiamando oltre 2,2 milioni di veicoli.
E se la nuova Model X di Tesla ha un pulsante per difendersi dagli attacchi chimici, «il 75% dei responsabili delle Case automobilistiche, ammette di non avere contromisure contro gli attacchi di un hacker», annuncia un report McKinsey. Sarà forse per le rassicurazioni al Black Hat di Las Vegas, dell’hacker Chris Valasek un’autorità del settore: «Agire sui software di un’auto richiede ricerca e risorse economiche». Almeno per ora. Pirati o meno, l’industria automobilistica ha comunque l’intenzione di costruire un business sui dati raccolti a bordo di un’auto: «Le informazioni servono solo per offrire servizi aggiuntivi ai nostri clienti», precisa Karl-Thomas Neumann, CEO Opel. Tradotto: un ristorante potrebbe mandare un voucher digitale quando l’auto è nelle vicinanze e un distributore proporre uno sconto sul carburante. Una sorta di finestra aperta modello sito web (pop-up) sulla strumentazione o sul parabrezza grazie all’head-up display. Fino ad arrivare all’auto che guida da sola: il veicolo autonomo prenderà decisioni programmate da chi l’ha progettato. Chi dice che siano corrette o volute da chi è a bordo? Figuriamoci se l’auto in questione è hackerata.
Eppure la società della connettività sembra far finta di nulla: «Il 76% dei clienti non ha problemi a far conoscere la propria posizione alle Case auto per migliorare i software di bordo e il 55% si è dichiarato disponibile al fatto che gli stessi costruttori possano cedere i dati raccolti a bordo dell’auto ad altri», sottolinea McKinsey. Tra loro ci saranno i possessori della Tesla Model S: ovunque sia, la berlina elettrica dialoga in tempo reale con l’azienda californiana e aggiorna il software dell’auto per gestire al meglio pacco batterie e processi di ricarica, aumentando l’efficienza e migliorando le prestazioni. È come andare a dormire con un’auto e svegliarsi con un’altra. Snowden nel suo primo tweet ha scritto «Potete sentirmi ora?». Forte e chiaro.
Batterie L’accordo prevede che l’autonomia debba essere di almeno 500 chilometri