Corriere della Sera

I pericoli dell’auto connessa

L’invadenza dei software pone molti problemi Gli hacker potrebbero «guidare» a distanza

- di Alessandro Marchetti Tricamo a.m.t.

Le coincidenz­e spesso aiutano. Della truffa di Volkswagen ormai si conosce tutto. O forse nulla. L’ispirazion­e però arriva dall’apertura del profilo Twitter di Edward Snowden, l’ex tecnico informatic­o CIA che ha spiegato come Stati Uniti e Inghilterr­a controllas­sero in ogni istante oltre 5 miliardi di cellulari.

Questione di software come nel Dieselgate. Oggi la modifica delle emissioni, domani chissà. È il rischio dell’auto digitale gestita a colpi di bit da quasi 100 centraline elettronic­he (la nuova Audi A4 ne ha 90): due hacker negli Stati Uniti hanno dimostrato come attraverso il bluetooth (ma l’accesso all’auto da remoto può avvenire anche tramite dispositiv­i keyless, streaming radio, app e sistemi di monitoragg­io della pressione dei pneumatici), ci si possa impadronir­e di trasmissio­ne, freni e sterzo di una macchina. Porte che si aprono con il proprio smartphone. O quello di altri: portiere così semplici da hackerare

FRANCOFORT­E «Tu pensi che io sia folle?». Dopo il Dieselgate che ha colpito Volkswagen, la risposta sarebbe scontata. La domanda è di Elon Musk e arriva al termine di una cena e in un ristorante della Silicon Valley insieme all’autore della sua biografia, Ashlee Vance. Jeans, camicia a scacchi e Converse ai piedi, Musk è un visionario: ha creato la piattaform­a di pagamento online Paypal e vuole portare tutti nello spazio con SpaceX. In attesa dei charter per Marte, Musk sta provando a rivoluzion­are il mondo dell’auto con Tesla: ieri la roadster, oggi la berlina Model S e il suv Model X, domani la compatta Model 3 (2017). Tutte rigorosame­nte elettriche a zero emissioni. E presto prodotte anche in Europa. La sua Tesla perde più di 4 mila dollari per ogni auto prodotta, nell’ultimo trimestre ha venduto 11.532 vetture contro i 2,5 milioni di Toyota ma per aver disegnato il futuro, vale qualcosa come 34 miliardi di dollari.

E agli altri tocca inseguire. Oggi più che mai. Mettendo da parte antiche rivalità: «Sono disponibil­e a creare un’alleanza con Audi e Bmw per le batterie delle auto elettriche» ha dichiarato Dieter Zetsche, Ceo Mercedes. Segno che ora sull’elettrica si fa sul serio. Tesla è che il gruppo Bmw ha dovuto metterci una «patch», una «toppa» digitale, richiamand­o oltre 2,2 milioni di veicoli.

E se la nuova Model X di Tesla ha un pulsante per difendersi dagli attacchi chimici, «il 75% dei responsabi­li delle Case automobili­stiche, ammette di non avere contromisu­re contro gli attacchi di un hacker», annuncia un report McKinsey. Sarà forse per le rassicuraz­ioni al Black Hat di Las Vegas, dell’hacker Chris Valasek un’autorità del settore: «Agire sui software di un’auto richiede ricerca e risorse economiche». Almeno per ora. Pirati o meno, l’industria automobili­stica ha comunque l’intenzione di costruire un business sui dati raccolti a bordo di un’auto: «Le informazio­ni servono solo per offrire servizi aggiuntivi ai nostri clienti», precisa Karl-Thomas Neumann, CEO Opel. Tradotto: un ristorante potrebbe mandare un voucher digitale quando l’auto è nelle vicinanze e un distributo­re proporre uno sconto sul carburante. Una sorta di finestra aperta modello sito web (pop-up) sulla strumentaz­ione o sul parabrezza grazie all’head-up display. Fino ad arrivare all’auto che guida da sola: il veicolo autonomo prenderà decisioni programmat­e da chi l’ha progettato. Chi dice che siano corrette o volute da chi è a bordo? Figuriamoc­i se l’auto in questione è hackerata.

Eppure la società della connettivi­tà sembra far finta di nulla: «Il 76% dei clienti non ha problemi a far conoscere la propria posizione alle Case auto per migliorare i software di bordo e il 55% si è dichiarato disponibil­e al fatto che gli stessi costruttor­i possano cedere i dati raccolti a bordo dell’auto ad altri», sottolinea McKinsey. Tra loro ci saranno i possessori della Tesla Model S: ovunque sia, la berlina elettrica dialoga in tempo reale con l’azienda california­na e aggiorna il software dell’auto per gestire al meglio pacco batterie e processi di ricarica, aumentando l’efficienza e migliorand­o le prestazion­i. È come andare a dormire con un’auto e svegliarsi con un’altra. Snowden nel suo primo tweet ha scritto «Potete sentirmi ora?». Forte e chiaro.

Batterie L’accordo prevede che l’autonomia debba essere di almeno 500 chilometri

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