CAPACI DI FELICITÀ
PREOCCUPATE MA SODDISFATTE LO STATO D’ANIMO FLUIDO CHE SI ADEGUA ALLE ETÀ DELLA VITA
L’aspetto fisico e il sesso sono al 1° posto fino ai 34 anni e tra i 45 e i 54
Star bene con se stesse. Sono poche a lasciare agli altri il giudizio
La ricerca Un’indagine di Episteme, presentata al Tempo delle Donne, rivela l’atteggiamento femminile di fronte ai cambiamenti che coinvolgono anche il concetto di bellezza. Connessioni approfondite da un gigante della cosmetica come Lancôme
Preoccupate, certo. Perché temiamo che il futuro non ci riservi nulla di buono ( 82% delle donne, 75,8 degli uomini); perché le nostre aspirazioni e desideri incontrano molti limiti e barriere (86,4% donne, 79,2% uomini), perché c’è una grande differenza fra quello che siamo e quello che avremmo voluto essere (63,2% donne, 56,9% uomini). Preoccupate, ma capaci di essere felici.
La ricerca di Monica Fabris, presidente di Episteme, per l’evento La felicità è una o sono molte? del Tempo delle Donne (festa-festival che «Corriere della Sera» e 27Ora hanno organizzato alla Triennale dal 1 al 4 ottobre, col sostegno di Lancôme), ha messo a fuoco cosa intendono le donne quando parlano di felicità e quali sono i motivi che la determinano: una «top ten» che nel corso della vita cambia, ciò che ci fa felici a 20 anni non è lo stesso che ci dà la felicità a 30, ciò che in una fase della vita è in cima alla classifica, la fase successiva precipita in fondo, per poi risalire, non senza sorprese.
L’aspetto fisico e la vita sessuale, per esempio: dai 25 ai 34 anni guadagnano il podio, insieme alle soddisfazioni ricavate dallo studio e dal lavoro. Poi, nella parte centrale della vita, i motivi di felicità cambiano: sono il rapporto con gli altri insieme alla famiglia, agli affetti, al lavoro a divenire centrali. È fra i 45/54 anni che l’aspetto fisico, il prendersi cura di sé e la vita sessuale tornano in vetta: è il desiderio di sentirsi ancora giovani? O forse, più semplicemente, il fatto che, superati gli anni dedicati alla crescita dei figli, è il momento per recuperare tempo ed energie da dedicare a se stesse. Felicità e bellezza: la ricerca stabilisce un rapporto stretto fra queste due parole soprattutto se declinato al femminile: negli uomini, più che la bellezza, è importante la forma fisica.
Ma come la felicità è un concetto fluido, che cambia con le stagioni delle vita, anche la bellezza perde il carattere di rigidità che l’ha sempre contraddistinta (dai canoni greci in avanti) per vestire una dimensione completamente nuova: la ricerca della perfezione lascia il posto ad un’idea di «bellezza su misura», di stare bene con se stesse che apre alla felicità facendone una delle componenti essenziali della bellezza stessa.
«Mi sento più bella quando...», chiede la ricerca. E le donne per il 70,9 % rispondono di sentirsi belle quando stanno bene con loro stesse, quando sono più curate (17,5%), quando ricevono complimenti (11,6). È solo dunque una minoranza a lasciare nelle mani di altri il giudizio (anche estetico) su di sé. «È un circolo virtuoso: sentirsi felici ci fa sentire più belli. D’altra parte, curare il nostro aspetto sostiene la felicità, anche se non sempre siamo disposti ad ammetterlo», scrive la ricercatrice. L’ideale estetico della perfezione ha dunque lasciato il posto ad un ideale diverso, che affonda le proprie radici nella possibilità di scegliere. L’83,9% delle donne tiene ad avere uno stile di abbigliamento personale (65,6% degli uomini), al 54,8 piace tenersi aggiornata sulle tendenze della moda (37,7% di uomini), al 54,3% piace infine guardarsi nello specchio (contro il 37,1% di uomini).
Dalla ricerca emergono altri dati che appaiono in controtendenza rispetto al pensiero comune: i single si dichiarano meno felici di chi vive in coppia, e, soprattutto, chi abita nelle grandi città si dichiara più felice di chi vive nei piccoli centri. Radicamento e spirito di iniziativa sono invece due caratteristiche che stanno alla base della possibilità di essere felici: saper convivere con i rischi, senza averne paura, è una delle carte da giocare per vincere la partita.
Ma cos’è la felicità: un momento o un’attitudine? Dipende da ciò che accade o dal nostro carattere? Quanto dura? Si può essere felici da soli? E ancora: si può essere completamente felici? L’unica certezza, per un intervistato su tre, è che la si scopre ogni giorno. E non si esaurisce nella ricerca del piacere. Poi le risposte ai quesiti prendono strade diverse e ciascuno dà prova di avere una propria originale idea di felicità. È accontentarsi, per il 20% del campione (21,8 donne, 18,3 uomini, con le percentuali che salgono con il passare degli anni: 7,2% sotto i 24 anni, 42,7 fra i 65/74). Per il 14% la felicità è una conquista che dura per la vita, mentre per il 13,2% è un attimo. Per il 9,9 è sempre condivisa e per il 7,4, in fondo, non è altro che una ricerca. Tesi sostenuta anche dalla neuroscienziata della Sapienza di Roma Laura Astolfi, che ha mostrato come l’attesa, dunque l’aspettativa, produca in noi emozioni più positive di quelle che proviamo quando l’evento atteso, poi, accade davvero.