Corriere della Sera

Sarri, le idee giuste per i gol di Insigne

- Fulvio Bufi

Comunque vada in futuro, Maurizio Sarri a Napoli ha già fatto un’impresa straordina­ria: ha rimesso insieme i cocci lasciati dall’illustre predecesso­re Benitez e ha restituito carattere e voglia di vincere a una squadra per otto undicesimi uguale a quella che sempre l’illustre predecesso­re aveva depresso fino a farla scivolare al quinto posto.

Che sia maestro di calcio, a dispetto di una carriera fino a ieri consumata in provincia, lo dicono troppi esperti per non crederci sulla parola, oltre ovviamente alla stagione dell’Empoli l’anno scorso e a quello che sta facendo adesso il Napoli. Che sia uomo intelligen­te lo dicono invece le sue scelte, e non solo quelle tattiche. Chi altri, per intenderci, avrebbe replicato così a Maradona che lo definiva «inadeguato» per la panchina azzurra: «Già il fatto che Maradona mi conosca, per me è tantissimo...»? Una risposta che è più micidiale di un cucchiaio dal dischetto, il fuoriclass­e qui non è il mito argentino ma l’empolese nato a Napoli nella Bagnoli operaia dell’Italsider. Che è stata una delle sue prime mete, quando è tornato, perché l’Italsider, dove il suo papà lavorava, non c’è più, ma c’è il quartiere e c’è la sua vecchia casa, e lui che ci visse solo nei primi tre anni di vita e non poteva ricordarse­ne, ha voluto vedere l’uno e l’altra come fosse la prima volta.

In un mondo dove le divise societarie sono firmate dai più famosi stilisti, lui indossa sempre la tuta, e non è un vezzo né una ribellione: è un modo di essere. Uomo di campo, lo si potrebbe definire senza troppa fantasia. Ma anche uomo di spogliatoi­o, perché il Napoli che dopo quell’inizio balordo contro il Sassuolo si è ripreso fin quasi a incantare, e sicurament­e a divertire, lo ha costruito per metà da una parte e per metà dall’altra.

Il modulo certamente conta, e Sarri che era partito con uno schema in mente — il trequartis­ta dietro a due punte — ha saputo cambiare idea (come non fece mai l’illustre predecesso­re) per restituire a ognuno dei suoi uomini il proprio ruolo, ricevendo in cambio successi e gol come questo Napoli non ne aveva mai fatti (5 vittorie e 18 gol in 6 partite tra campionato e Europa League). Se Insigne oggi è tra i migliori giocatori della serie A lo deve al suo talento ma anche al suo allenatore, che lo aveva inventato rifinitore e poi è tornato sui suoi passi riportando­lo nella linea a tre d’attacco dove Lorenzo sa muoversi come pochi.

E se invece Higuain non passa più metà del suo tempo a lamentarsi con gli arbitri, ma segna e se non segna fa segnare, non è una questione di moduli. Centravant­i era e centravant­i è, il Pipita. Solo che ora è sereno, sorride, come Sarri auspicò durante il ritiro di luglio, quando l’argentino era ancora in vacanza. E se viene sostituito non si adombra ma per prima cosa va ad abbracciar­e il tecnico, o almeno a dargli il cinque. Pure questo conta, si vince anche con l’armonia e l’affiatamen­to. E quelli non si insegnano a Coverciano.

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