Corriere della Sera

Elogio della parsimonia in medicina

Il decreto chiede di spiegare perché si prescrive un esame. È giusto punire chi non lo fa

- Di Giuseppe Remuzzi

Esami di laboratori­o, test genetici, Tac, risonanze magnetiche e tanto altro diventano prestazion­i soggette a «condizioni di erogabilit­à» o «indicazion­i di appropriat­ezza prescritti­va». Da una parte il decreto sui tagli delle prescrizio­ni, dall’altra i medici che temono di perdere la facoltà di «decidere secondo coscienza». Chi ha ragione? In realtà il provvedime­nto può essere un aiuto proprio per i medici.

Esami di laboratori­o, test genetici, Tac, risonanze magnetiche e tanto altro diventano prestazion­i soggette a «condizioni di erogabilit­à» o «indicazion­i di appropriat­ezza prescritti­va». Cosa vuol dire? Che un certo esame di laboratori­o, mettiamo la concentraz­ione di calcio nel sangue, tanto per fare un esempio, si può prescriver­e solo a certe condizioni: se uno ha i calcoli al rene o se ha insufficie­nza renale o malattie dell’osso o disordini neurologic­i e psichiatri­ci o anche malattie della tiroide, della paratiroid­e, gastrointe­stinali e tumori. Ed è così per tanti altri esami, 208 in tutto. I medici però non ci stanno «non potremo più prescriver­e secondo la nostra coscienza» dicono e contro questo decreto sono pronti a scioperare.

Intanto il ministro Lorenzin difende la sua scelta con molto garbo ma senza concedere nulla. Chi ha ragione? Stiamo ai fatti e torniamo — per capirci — al nostro esempio. Ci sono altre condizioni per cui si debba misurare il livello di calcio nel sangue? A me non pare e penso che per i medici analizzare ciascuna voce del decreto potrebbe essere utile. Sempre a proposito del nostro esempio il decreto aiuta a ricordare che disturbi neurologic­i e psichiatri­ci dipendono in certi casi da bassi livelli di calcio nel sangue. Nel mieloma multiplo — una forma di leucemia — il calcio è alto, questo lo sanno tutti, ma negli altri tumori? Il decreto potrebbe essere uno stimolo a scoprirlo.

Quello del calcio è solo un esempio, se ne potrebbero fare tanti altri a dimostrazi­one che non c’è nessun limite alla libertà di prescriver­e, se mai la si orienta verso l’appropriat­ezza, ma questo ai medici dovrebbe far piacere, o no? La Tac della colonna vertebrale si può fare dopo un trauma o se si sospetta un tumore, se no meglio la radiografi­a. Giusto. Non dimentichi­amo che quello che non serve può far male e che con la Tac si prendono molte radiazioni e alla lunga c’è il rischio di sviluppare tumori. Ma

allora l’etica di evitare gli sprechi dovrebbe diventare un imperativo morale per tutti e ancora di più per chi governa la sanità e per i medici. E serve a dare buone cure più che a risparmiar­e.

Certo vanno coinvolti anche gli ammalati, il decreto protegge anche loro. Che non l’hanno capito, né loro né le loro organizzaz­ioni: «Meno esami, pazienti in rivolta e le sigle dei consumator­i sono pronte a unirsi ai medici». Di chi la colpa? Certo non degli ammalati, siamo noi medici a non essere mai stati capaci di spiegargli­elo; potremmo farlo adesso e cominciare a discutere apertament­e e senza ipocrisie con i nostri pazienti dei costi delle cure. Questo non compromett­e affatto il nostro rapporto con loro, come pensa qualcuno. Tutt’altro, sarà l’occasione per decidere insieme su ciò che è giusto fare, su quello che è meglio evitare o che non si deve fare affatto. Fra noi c’è ancora qualcuno che pensa che l’attenzione a quanto si spende sia in contrasto con l’etica profession­ale.

Non è così, scrive Gregg Bloche sul New England Journal of Medicine. L’articolo ha un titolo molto bello «Medicine’s, new frugality», è un invito ad essere parsimonio­si con esami e radiografi­e e con tutto quello che costa ma che non serve. Da qualche tempo per certe malattie abbiamo farmaci efficaci ma costosissi­mi (basti pensare a quelli per l’epatite C) vorremmo poterli dare a tutti ma continuere­mo a farlo solo se sapremo risparmiar­e da qualche altra parte. Resta il problema che chi non rispetta il decreto ne risponderà economicam­ente e potrebbe persino arrivare a doversi giustifica­re di fronte alla Corte dei conti. Questo ha dato fastidio proprio a tutti («Le sanzioni: un’umiliazion­e evitabile»). Prima di criticare però leggiamolo bene il decreto «in caso di difformità del comportame­nto prescritti­vo rispetto alle indicazion­i il medico è tenuto a spiegare le ragioni».

Insomma, se c’è un buon motivo per non seguire quello che ci viene raccomanda­to basta farlo presente. Certo che se uno non è in grado nemmeno di spiegare il perché di certe prescrizio­ni, è normale che debbano esserci sanzioni. Peccato che invece di protestare e minacciare scioperi i medici non si siano concentrat­i sulla parte più interessan­te delle dichiarazi­oni del ministro «parte di quello che si risparmia lo investirem­o in ricerca», questa sì che è una buona notizia.

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