Corriere della Sera

Il Pd tentato dalle urne e il timore di consegnare il Comune ai 5 Stelle

I nomi di Gabrielli, Rutelli e Veltroni. L’idea: voto tra un anno

- Michele Anzaldi,

pure avrebbe voluto sempre tenersi lontano dalle beghe romane, è un bella grana, non c’è che dire. Il segretario del Pd non può fare finta di niente di fronte a un caso così eclatante che riguarda la Capitale e un sindaco del suo partito. «Non si può più andare avanti così», lo hanno sentito ripetere a Palazzo Chigi. E chi lo conosce bene, come il renzianiss­imo e toscanissi­mo onorevole David Ermini, spiega: «È chiaro, il capo ha già deciso e sta pensando al dopo, cioè sta ragionando sul nome del nuovo candidato sindaco». Chi sarà mai? C’è chi punta sul prefetto Gabrielli e chi sull’usato sicuro, ossia su nomi di ex come Francesco Rutelli e Walter Veltroni. Ma c’è anche chi è convinto che il premier non voglia lasciare Alfio Marchini al centrodest­ra.

Insomma, il dado sembra proprio tratto. O quasi. Perché c’è una questione di tempi. Se Marino fosse messo da parte prima di febbraio prossimo, le elezioni per il nuovo sindaco si svolgerebb­ero, per legge, insieme alle prossime amministra­tive, nella primavera del 2016. E ci sarebbe perciò poco tempo per far scordare ai romani l’attuale gestione della città e per preparare la campagna del Pd. Non solo, in caso di sconfitta si rischiereb­be di regalare la passerella del Giubileo al sindaco di un altro partito, magari a un grillino. Un’eventualit­à, questa, che chiarament­e non può piacere a Renzi.

Se invece Marino cadesse dopo febbraio si arriverebb­e alla finestra elettorale dell’ottobre 2016. Insomma, il Partito democratic­o avrebbe un po’ più di tempo per preparare la sua campagna elettorale e per far dimenticar­e ai cittadini e agli elettori romani il caso degli scontrini e la gestione della città.

Al Pd sostengono che Renzi non abbia ancora deciso il «quando». Però tutti i dirigenti del partito sanno che, a prescinder­e da qualsiasi ragionamen­to, la situazione ormai rischia di essere fuori controllo e di precipitar­e da un momento all’altro e perciò allungare il brodo — e la vita dell’attuale giunta capitolina — potrebbe non essere la scelta migliore.

Ma togliere un sindaco che — almeno finora — sembra non volersene andare non è impresa facile: il segretario­premier dovrebbe compiere un gesto clamoroso. Per esempio, dichiarare pubblicame­nte in tv che Marino non ha più niente a che fare con il Partito democratic­o.

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