Il Pd tentato dalle urne e il timore di consegnare il Comune ai 5 Stelle
I nomi di Gabrielli, Rutelli e Veltroni. L’idea: voto tra un anno
pure avrebbe voluto sempre tenersi lontano dalle beghe romane, è un bella grana, non c’è che dire. Il segretario del Pd non può fare finta di niente di fronte a un caso così eclatante che riguarda la Capitale e un sindaco del suo partito. «Non si può più andare avanti così», lo hanno sentito ripetere a Palazzo Chigi. E chi lo conosce bene, come il renzianissimo e toscanissimo onorevole David Ermini, spiega: «È chiaro, il capo ha già deciso e sta pensando al dopo, cioè sta ragionando sul nome del nuovo candidato sindaco». Chi sarà mai? C’è chi punta sul prefetto Gabrielli e chi sull’usato sicuro, ossia su nomi di ex come Francesco Rutelli e Walter Veltroni. Ma c’è anche chi è convinto che il premier non voglia lasciare Alfio Marchini al centrodestra.
Insomma, il dado sembra proprio tratto. O quasi. Perché c’è una questione di tempi. Se Marino fosse messo da parte prima di febbraio prossimo, le elezioni per il nuovo sindaco si svolgerebbero, per legge, insieme alle prossime amministrative, nella primavera del 2016. E ci sarebbe perciò poco tempo per far scordare ai romani l’attuale gestione della città e per preparare la campagna del Pd. Non solo, in caso di sconfitta si rischierebbe di regalare la passerella del Giubileo al sindaco di un altro partito, magari a un grillino. Un’eventualità, questa, che chiaramente non può piacere a Renzi.
Se invece Marino cadesse dopo febbraio si arriverebbe alla finestra elettorale dell’ottobre 2016. Insomma, il Partito democratico avrebbe un po’ più di tempo per preparare la sua campagna elettorale e per far dimenticare ai cittadini e agli elettori romani il caso degli scontrini e la gestione della città.
Al Pd sostengono che Renzi non abbia ancora deciso il «quando». Però tutti i dirigenti del partito sanno che, a prescindere da qualsiasi ragionamento, la situazione ormai rischia di essere fuori controllo e di precipitare da un momento all’altro e perciò allungare il brodo — e la vita dell’attuale giunta capitolina — potrebbe non essere la scelta migliore.
Ma togliere un sindaco che — almeno finora — sembra non volersene andare non è impresa facile: il segretariopremier dovrebbe compiere un gesto clamoroso. Per esempio, dichiarare pubblicamente in tv che Marino non ha più niente a che fare con il Partito democratico.