Corriere della Sera

Gioiellier­e ammazza due rapinatori. Salvini: siamo con lui

Ercolano, avevano una pistola finta. Il commercian­te: mi sono difeso. La moglie di una vittima: deve pagare

- Fulvio Bufi

ERCOLANO (NAPOLI) Un commercian­te di Ercolano ha ammazzato ieri mattina due rapinatori che gli avevano appena sottratto cinquemila euro. Sotto la minaccia di un’arma ha consegnato il denaro, ma subito dopo ha estratto una Beretta calibro 9X21, e ha scaricato sui due otto proiettili. Ora C.S., 68 anni, gioiellier­e nella cittadina dove i commercian­ti si sono ribellati al racket denunciand­o i camorristi, è indagato per omicidio volontario. Nei suoi confronti, però, nessun provvedime­nto restrittiv­o.

Sarebbe dovuto essere un «lavoro» facile per Bruno Petrone e Luigi Tedeschi, 53 e 51 anni, napoletani di Secondigli­ano e del rione Sanità. Due profession­isti, per così dire, due che facevano rapine da quando erano ragazzini, e continuava­no ancora, pure se ormai avevano un’età in cui di solito chi campa di delinquenz­a ha fatto da tempo il salto di qualità, spaccia, ammazza o comunque fa parte del Sistema. Loro no: sempre e solo rapine. Entrambi con un elenco di precedenti lungo così. E non agivano solo a Napoli o nei dintorni, si spostavano in tutta Italia, principalm­ente al Nord.

Ieri, quindi, contavano di risolvere la cosa in maniera facile e veloce. All’interno di una agenzia bancaria avevano adocchiato quell’uomo, pure un po’ in là con gli anni, che prelevava cinquemila euro, non una cifra eccezional­e, ma nemmeno da disprezzar­e per una rapina «di strada». Con una moto hanno seguito il commercian­te che in macchina ha raggiunto un capannone dove un parente ha un deposito di detersivi, e quando l’uomo ha parcheggia­to nel piazzale ed è uscito, Tedeschi gli si è avvicinato e puntandogl­i la pistola si è fatto consegnare il denaro.

Gli esperti di sicurezza personale sostengono che in caso di rapina non bisogna reagire, anche se si è armati. Bisogna consegnare denaro e oggetti preziosi e far finire la cosa al più presto. Qualcuno, però, se entra in confidenza con l’allievo, aggiunge che, nel caso proprio si voglia reagire, bisogna farlo quando l’aggressore è ormai convinto di aver ottenuto quello che voleva e abbassa la guardia. Il commercian­te ha fatto esattament­e questo. Appena Tedeschi si è infilato i soldi in tasca, ha estratto la sua pistola (con regolare posto d’armi), e ha cominciato a sparare, anche su quello rimasto in sella alla moto, che la pistola non l’aveva proprio. In realtà non era armato nemmeno Tedeschi, perché la sua era una pistola a salve, uguale a un’arma vera ma innocua. I profession­isti lo fanno spesso: se la rapina non presenta grossi rischi (e questa credevano non ne presentass­e) preferisco­no evitare una pistola vera che, se le cose vanno male, può sempre costare una imputazion­e in più.

Sotto shock, il commercian­te per alcune ore non è stato nemmeno in grado di rispondere alle domande del magistrato, al quale ha poi detto di aver sparato per difendersi. Intanto veniva raggiunto, oltre che dalle accuse dei parenti degli uccisi («Deve pagare», urlava la moglie di uno dei due), anche dai compliment­i di Matteo Salvini («Io sto con il gioiellier­e») e di un altro leghista, il capogruppo alla Camera Massimilia­no Fedriga, che dice: «Io gli darei una medaglia».

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(foto Ansa) Il luogo Gli uomini della Scientific­a dei carabinier­i vicino al corpo di uno dei due banditi uccisi a Ercolano durante una rapina

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