NEL VERDE DELL’ARCHITETTO
L’IMPRONTA ECOLOGICA DEGLI EDIFICI ORA È IL DISCRIMINE PER COSTRUIRE IL FUTURO
L’appuntamento A Verona Smart Energy Expo lancia il tema della certificazione. Quella che un tempo era una forma di sperimentazione tecnologica e di resistenza civile, è diventata fondamentale dal punto di vista sociale, culturale, economico
«Il progetto che mi ha presentato è molto bello, i materiali avveniristici e gli spazi saranno sicuramente accoglienti. Ma, mi dica architetto, il nostro nuovo quartiere generale raggiungerà il Leed Gold?». Questa battuta, attribuita all’amministratore delegato di un’importante multinazionale in occasione della presentazione di un nuovo edificio a firma di un grande progettista, è la dimostrazione del valore crescente dato alla certificazione energetica.
I siti dei più conosciuti studi d’architettura internazionale danno sempre maggiore evidenza agli edifici «Leed» (Leadership in Energy and Environmental Design), realizzati, dimostrando una straordinaria capacità di adeguarsi rapidamente a un mercato globale che considera questa condizione come fondamentale, indipendentemente dagli stili e dalle soluzioni utilizzate.
I committenti avveduti e i grandi gruppi multinazionali considerano la questione energetica e l’impronta ecologica delle loro nuove architetture come un elemento centrale di comunicazione dei propri valori aziendali e di attenzione al contesto in cui si vanno a insediare.
Non è solamente una bieca questione di marketing, ma è la dimostrazione di una crescente sensibilità sociale e politica alla questione ambientale globale che diventerà sempre di più decisiva nelle scelte e nelle politiche urbane che verranno prese nei prossimi decenni.
Ma come misurare l’impronta verde di un edificio che abiteremo? In questi ultimi anni le certificazioni e le istituzioni che le garantiscono si sono moltiplicate sia su scala locale che internazionale, a dimostrazione dell’enorme sforzo che alcuni governi e molte realtà produttive stanno facendo per valutare in maniera oggettiva una delle realtà che ha un enorme impatto sulla qualità dell’ambiente: il mondo delle costruzioni.
La sua capacità di consumare risorse, realizzare edifici energeticamente insostenibili e di produrre CO2 l’ha trasformato in uno dei settori chiave su cui intervenire su scala globale soprattutto in quei Paesi che in questa fase stanno vivendo una travolgente crescita.
A partire dagli anni Sessanta le ricerche e le spinte di molti centri universitari e di alcuni progettisti visionari come i Site, Emilio Ambasz e Frei Otto, hanno stimolato l’avvio di quella revisione culturale e scientifica che oggi sta cambiando profondamente il modo di pensare, progettare e costruire il nostro ambiente.
Dopo una prima fase in cui l’architettura ecologica era vista come una forma di sperimentazione
tecnologica e di resistenza civile, in quest’ultimo decennio la certificazione ambientale ed energetica è diventata un presupposto fondamentale dal punto di vista sociale, culturale ed economico, oltre ad essere considerata in alcuni casi un obbligo di legge.
Anche i criteri sono cambiati nel tempo muovendo dall’analisi dell’edificio e delle sue capacità energetiche alla consideradi
zione complessiva del processo edilizio e della progettazione.
L’attribuzione del Leed, la certificazione ambientale maggiormente considerata sulla scena internazionale contemporanea, valuta dall’inizio del processo costruttivo tutti i passaggi e il loro impatto, analizzando il metodo di lavoro, la scelta dei materiali (possibilmente km0), tutte le forme di risparmio energetico, il riutilizzo delle risorse, l’organizzazione del cantiere fino ad arrivare all’opera costruita. Si tratta di un processo oneroso per le imprese e i committenti, ma insieme l’attribuzione del Leed Gold o Platinum, è diventato uno degli obbiettivi di molte delle nuove architetture poste sul mercato globale.
Una delle conseguenze più interessanti è che questa rincorsa alla certificazione ambientale non ha necessariamente generato un linguaggio verde, com’era stato per alcune esperienze in America e Nord Europa tra gli anni Sessanta e Settanta, ma ha piuttosto attivato un modo alternativo di pensare il processo costruttivo e ha segnato una crescente consapevolezza sociale dell’impatto che l’architettura ha sulla nostra vita.
Dobbiamo essere sempre più consapevoli che siamo solo ospiti in un mondo che stiamo preparando per i nostri figli, e che ogni sforzo fatto oggi aiuterà ad avere un ambiente diverso nel nostro futuro.