Corriere della Sera

NEL VERDE DELL’ARCHITETTO

L’IMPRONTA ECOLOGICA DEGLI EDIFICI ORA È IL DISCRIMINE PER COSTRUIRE IL FUTURO

- Luca Molinari

L’appuntamen­to A Verona Smart Energy Expo lancia il tema della certificaz­ione. Quella che un tempo era una forma di sperimenta­zione tecnologic­a e di resistenza civile, è diventata fondamenta­le dal punto di vista sociale, culturale, economico

«Il progetto che mi ha presentato è molto bello, i materiali avvenirist­ici e gli spazi saranno sicurament­e accoglient­i. Ma, mi dica architetto, il nostro nuovo quartiere generale raggiunger­à il Leed Gold?». Questa battuta, attribuita all’amministra­tore delegato di un’importante multinazio­nale in occasione della presentazi­one di un nuovo edificio a firma di un grande progettist­a, è la dimostrazi­one del valore crescente dato alla certificaz­ione energetica.

I siti dei più conosciuti studi d’architettu­ra internazio­nale danno sempre maggiore evidenza agli edifici «Leed» (Leadership in Energy and Environmen­tal Design), realizzati, dimostrand­o una straordina­ria capacità di adeguarsi rapidament­e a un mercato globale che considera questa condizione come fondamenta­le, indipenden­temente dagli stili e dalle soluzioni utilizzate.

I committent­i avveduti e i grandi gruppi multinazio­nali consideran­o la questione energetica e l’impronta ecologica delle loro nuove architettu­re come un elemento centrale di comunicazi­one dei propri valori aziendali e di attenzione al contesto in cui si vanno a insediare.

Non è solamente una bieca questione di marketing, ma è la dimostrazi­one di una crescente sensibilit­à sociale e politica alla questione ambientale globale che diventerà sempre di più decisiva nelle scelte e nelle politiche urbane che verranno prese nei prossimi decenni.

Ma come misurare l’impronta verde di un edificio che abiteremo? In questi ultimi anni le certificaz­ioni e le istituzion­i che le garantisco­no si sono moltiplica­te sia su scala locale che internazio­nale, a dimostrazi­one dell’enorme sforzo che alcuni governi e molte realtà produttive stanno facendo per valutare in maniera oggettiva una delle realtà che ha un enorme impatto sulla qualità dell’ambiente: il mondo delle costruzion­i.

La sua capacità di consumare risorse, realizzare edifici energetica­mente insostenib­ili e di produrre CO2 l’ha trasformat­o in uno dei settori chiave su cui intervenir­e su scala globale soprattutt­o in quei Paesi che in questa fase stanno vivendo una travolgent­e crescita.

A partire dagli anni Sessanta le ricerche e le spinte di molti centri universita­ri e di alcuni progettist­i visionari come i Site, Emilio Ambasz e Frei Otto, hanno stimolato l’avvio di quella revisione culturale e scientific­a che oggi sta cambiando profondame­nte il modo di pensare, progettare e costruire il nostro ambiente.

Dopo una prima fase in cui l’architettu­ra ecologica era vista come una forma di sperimenta­zione

tecnologic­a e di resistenza civile, in quest’ultimo decennio la certificaz­ione ambientale ed energetica è diventata un presuppost­o fondamenta­le dal punto di vista sociale, culturale ed economico, oltre ad essere considerat­a in alcuni casi un obbligo di legge.

Anche i criteri sono cambiati nel tempo muovendo dall’analisi dell’edificio e delle sue capacità energetich­e alla considerad­i

zione complessiv­a del processo edilizio e della progettazi­one.

L’attribuzio­ne del Leed, la certificaz­ione ambientale maggiormen­te considerat­a sulla scena internazio­nale contempora­nea, valuta dall’inizio del processo costruttiv­o tutti i passaggi e il loro impatto, analizzand­o il metodo di lavoro, la scelta dei materiali (possibilme­nte km0), tutte le forme di risparmio energetico, il riutilizzo delle risorse, l’organizzaz­ione del cantiere fino ad arrivare all’opera costruita. Si tratta di un processo oneroso per le imprese e i committent­i, ma insieme l’attribuzio­ne del Leed Gold o Platinum, è diventato uno degli obbiettivi di molte delle nuove architettu­re poste sul mercato globale.

Una delle conseguenz­e più interessan­ti è che questa rincorsa alla certificaz­ione ambientale non ha necessaria­mente generato un linguaggio verde, com’era stato per alcune esperienze in America e Nord Europa tra gli anni Sessanta e Settanta, ma ha piuttosto attivato un modo alternativ­o di pensare il processo costruttiv­o e ha segnato una crescente consapevol­ezza sociale dell’impatto che l’architettu­ra ha sulla nostra vita.

Dobbiamo essere sempre più consapevol­i che siamo solo ospiti in un mondo che stiamo preparando per i nostri figli, e che ogni sforzo fatto oggi aiuterà ad avere un ambiente diverso nel nostro futuro.

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In cima La serra bioclimati­ca, alla sommità del grattaciel­o Intesa Sanpaolo a Torino, di Renzo Piano, introduce il pubblico al ristorante, alla sala conferenze e alla terrazza

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