Quei capitani coraggiosi in tv e la liturgia di due mostri sacri
Questi non sono concerti. Questi sono bagni pubblici di nostalgia orchestrati da quella vecchia volpe di Bibi Ballandi. Mettere assieme sul palco del Foro Italico Gianni Morandi e Claudio Baglioni significa partire dai baby boomers (quelli che si vantano di aver vissuto la guerra del Vietnam, le lotte per i diritti civili, il movimento hippie, la rivoluzione sessuale…) e arrivare ai quaranta-cinquantenni attuali.
I primi conoscono a memoria «C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones...» (ma, ai tempi, chi amava davvero i Beatles e i Rolling Stones non si sdilinquiva certo per il ragazzo di
Vincitori e vinti
CAPITANI CORAGGIOSI Gianni Morandi Show contro fiction: per lo spettacolo di Raiuno 4.773.000 spettatori, 20,2% di share
L’ONORE E IL RISPETTO 4 Gabriel Garko Fiction contro show: per il finale di stagione 4.324.000 spettatori, 16,3% di share Monghidoro, con tutto il rispetto), ai secondi scende una lacrimuccia quando sentono intonare «quella sua maglietta fina» e pensano al loro piccolo grande amore (Geppi Cucciari le ha definite «canzoni strappamutande»).
Morandi e Baglioni si presentano come «Capitani coraggiosi» e per ribadire il concetto ogni tanto, sotto la regia in diretta di Duccio Forzano, provano anche a fare i Fazio e i Saviano della situazione, buttando in parodia involontaria i convincimenti, loro e dei loro autori, sull’umanità.
Le hits funzionano sempre, la platea non si trattiene: «Scende la pioggia», «Tu come stai», «In ginocchio da te», «Amore bello», «Strada facendo»… Ai Capitani coraggiosi piace vincere facile. Secondo le logiche della tv generalista made in Ballandi-Leone-Vespa bisogna invitare ospiti che catturino altre fasce d’audience. Prima tocca ai soliti «tappabuchi» Geppi Cucciari e Neri Marcorè (Neri, perché buttarsi via così?) poi a J-Ax e Fedez che rappano un minestrone di santi laici e di impegno civile, tale da far apparire, al confronto, Morandi e Baglioni due giganti del pensiero.
E così «Capitani coraggiosi» diventa uno di quei rarissimi casi in cui in tv funzionano più le canzoni che le parole, la liturgia di due «mostri sacri» che le regole dello spettacolo televisivo.