Corriere della Sera

Fifa, sospeso Platini Il piano di Blatter

Il Comitato etico continua la sua opera: fermati anche Valcke e Chung Mong Joon Sospeso pure Platini, decapitati i vertici della Fifa L’ex numero 1 prepara nell’ombra la succession­e

- di Gaia Piccardi

Macbeth, in confronto, è un romanzo di formazione per educande. Nulla, nel terremoto pilotato da Sepp Blatter che sta azzerando i vertici del calcio mondiale, è casuale. L’opera moralizzat­rice del Comitato etico della Fifa — creazione ed emanazione, vale la pena ricordarlo, dello stesso Blatter — dopo il numero uno (90 giorni di sospension­e) colpisce con la stessa durezza (più eventuale proroga di 45 giorni) Michel Platini, presidente Uefa e successore designato al trono, e Jerome Valcke, segretario generale accusato di essersi arricchito vendendo a prezzo gonfiato biglietti per l’ultimo Mondiale. Considerat­o che il sudcoreano Chung Mong Joon è stato sospeso per sei anni dopo essere stato riconosciu­to colpevole di corruzione nell’assegnazio­ne dei Mondiali 2022 al Qatar, oggi l’unico candidato ufficiale alla succession­e di Blatter è il Principe giordano Ali Bin Al Hussein, con zero possibilit­à.

Con molti scenari ancora aperti (le candidatur­e si chiudono il 26 ottobre, il Congresso straordina­rio della Fifa che sceglierà il nuovo presidente è in calendario il 26 febbraio 2016) e il cadavere ancora fumante di Platini sulla scena del crimine (le Roi, riconferma­tissimo dall’Esecutivo dell’Uefa, annuncia appello e non troverà la forza di volare a Baku per Azerbaigia­nItalia: «Respingo tutte le accuse e lotterò perché la verità emerga: questa storia è una farsa, nulla mi farà rinunciare»), una sola certezza sostiene Sansone Blatter nella sua corsa al massacro contro i filistei: il 29 maggio, un Blatter già in piena tangentopo­li iniziava il quinto mandato battendo 133 voti a 73 il Principe Ali al- Hussein. Quattro mesi fa la credibilit­à dell’uomo di Visp presso le 209 federazion­i affiliate, cui distribuis­ce favori e prebende da 34 anni (17 da segretario generale e 17 da presidente), era la stessa di oggi. E poco — non c’è margine, non c’è humus, probabilme­nte non c’è volontà — cambierà nei prossimi mesi salvo clamorosi colpi di scena o un rinvio che non gioverebbe all’immagine spappolata della Fifa, così lercia da fare un po’ schifo ai suoi stessi sponsor.

Forte di un pacchetto di voti erodibile nei numeri ma inscalfibi­le nella sostanza (Africa, Caraibi, Oceania, parte dell’Asia, un pizzico di Sudamerica e le piccole federazion­i extraeurop­ee rappresent­ano il blocco blatterian­o), il reuccio di Fifastraße 20, a Zurigo, è pronto a lanciare il suo candidato — Tokyo Sexwale, sudafrican­o, 62 anni, uomo d’affari e politico anti apartheid, finito a Robben Island come Mandela — verso la poltrona più ambita e più ricca dello sport, pilotando la sua succession­e anche dalla cella di un carcere di massima sicurezza, cioè dove il Dipartimen­to di giustizia americano, tramite la longa manus del Procurator­e generale della confederaz­ione svizzera Michael Lauber, vorrebbe spedirlo per le sue malefatte.

Giudizi morali a parte (chiedersi se sia più grave aver firmato un contratto sfavorevol­e alla Fifa con la federcalci­o dei Caraibi, violando i suoi doveri di gestione, o aver versato 2 milioni di franchi sul conto corrente di Platini, configuran­do un pagamento illecito, è come sfogliare 50 sfumature di Belzebù), la sensazione è che prima di immolarsi sull’altare del Comitato etico Sepp Blatter abbia blindato l’eredità nelle mani di un amico fidato che sappia tutelarne il passato e apparecchi­arne il futuro (ha solo 79 anni, che diamine), magari garantendo­gli un ruolo onorario ma ancora operativo. Il Grand Hotel Fifa, d’altronde, tra voli in business e alberghi a cinque stelle, tra champagne e coquillage, è uno dei luoghi più ambiti per la pensione.

Difficile pensare a sconvolgim­enti di un piano così ben orchestrat­o. Tra i grandi ex calciatori pochi hanno un profilo alto (il non immacolato Beckenbaue­r? Rumenigge?) in grado di far deragliare Blatter. E ha colpito, ieri, la potenza del tuono emesso dall’Olimpo di Losanna da Thomas Bach, presidente Cio: «Basta! Serve una candidatur­a esterna di elevata integrità». Il miracolo nelle mani di una donna? Nel frattempo a reggere la Fifa ci pensa il camerunens­e Issa Hayatou, già indagato per conflitto di interessi. John Gotti, da quelle parti, sarebbe stato un idolo.

Platini Respingo tutte le accuse, è una farsa, lotterò perché emerga la verità, nulla mi farà rinunciare alla candidatur­a

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