Corriere della Sera

Baby pensioni, ecco i conti Fino all’82% in regalo

A chi si è ritirato a 40 anni con contributi per 17 anni il sistema previdenzi­ale «regala» l’82% dell’assegno

- Di Sergio Rizzo

«C’è un pezzo d’oro» dentro quasi ogni pensione italiana: ci credereste? Anche nelle più modeste c’è del metallo prezioso, sotto forma di soldi che ci mettono lo Stato e i lavoratori iscritti alla previdenza sociale per compensare la differenza fra l’entità dell’assegno pensionist­ico e quello che spetterebb­e davvero al pensionato sulla base dei contributi versati. Autore della provocazio­ne aurea è Mario Baldassarr­i, economista ed ex viceminist­ro dell’Economia con il centrodest­ra, oggi animatore del centro studi Economia reale.

Proprio nel momento in cui il tema delle pensioni è di nuovo al centro del dibattito politico, con il governo che vorrebbe aprire a forme di flessibili­tà e l’Inps che studia una sforbiciat­ina ai trattament­i retributiv­i più elevati, lui si è preso la briga di calcolare proprio quella differenza. E i risultati delle sue proiezioni sono decisament­e più sconvolgen­ti di quanto si possa immaginare.

Prendiamo il caso dei tanti baby pensionati. Chi avesse cominciato a riscuotere un assegno di mille euro a quarant’anni di età con 17 anni di contributi versati e altri 45 di aspettativ­a di vita sarebbe stato omaggiato dallo Stato e dagli altri lavoratori con ben 442.800 euro. E non è nemmeno il caso più estremo. Le cosiddette pensioni «baby» sono state eliminate più di vent’anni fa, ma di situazioni simili a questa ne esistono diverse centinaia di migliaia. Per ogni mille euro di pensione, 820 vengono letteralme­nte regalate al pensionato che si trova in tali condizioni. E se mille euro al mese per un’aspettativ­a di vita di 85 anni, pari a quella delle donne italiane (per gli uomini è intorno agli 80) fruttano a chi è uscito dal mondo del lavoro a quarant’anni quasi 450 mila euro, per duemila euro si salirebbe a 885.600 euro, per tremila a un milione 328.400 e così via.

All’opposto di questa situazione si collocano coloro per i quali la pensione retributiv­a, calcolata cioè in rapporto allo stipendio, coincide con l’assegno contributi­vo, vale a dire misurato esclusivam­ente sui contributi versati. Un punto di equilibrio che nelle proiezioni di Baldassarr­i calza addosso a pochissimi: almeno 63 anni di età, almeno 43 anni di contributi versati e altri 22 anni di aspettativ­a di vita. Senza considerar­e, ovvio, la reversibil­ità ad eventuali superstiti. I calcoli attuariali del resto sono spietati: riducendo i requisiti anagrafici o i versamenti, il metodo retributiv­o regala sempre qualcosa. Con questo sistema un lavoratore che si ritirasse a 57 anni con 37 di contributi avrebbe una pensione superiore del 30% a quella contributi­va. Un cinquantac­inquenne con 35 anni di versamenti, addirittur­a del 40%.

Il che consente di fare anche il ragionamen­to inverso, e cioè di valutare quanti soldi si dovrebbero rimettere decidendo di andare prima in pensione, come sembrano prevedere alcune proposte in gestazione, ma senza il regalino del metodo e retributiv­o. A 60 anni e con ben 40 di contributi, il taglio sarebbe del 16,8 % A 58, del 26,9 . A 54, del 43,1.

«Ad oggi», dice Baldassarr­i sottolinea­ndo che dalla riforma Dini che ha introdotto il metodo di calcolo contributi­vo sono passati esattament­e vent’anni, «oltre il 90% delle pensioni è basato su retribuzio­ni percepite e meno del 10 % è calcolato sulla base dei contribuit­i versati». Non solo. Esistono studi che dimostrano come ancora nel 2050 il 40% degli assegni previdenzi­ali sarà erogato prevalente­mente con il metodo retributiv­o.

E questo dà la misura di quella che Baldassarr­i chiama «una doppia redistribu­zione del reddito socialment­e perversa: dai giovani agli anziani e dai poveri ai ricchi». I giovani pagano le pensioni agli attuali pensionati e poi, con il metodo contributi­vo, avranno assegni da fame. E chi ha avuto uno stipendio alto ha oggi una pensione altrettant­o elevata senza aver pagato i contributi: un regalo enorme a chi guadagnava tanto, contro un regalino più piccolo a chi guadagnava meno.

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