Taglio del 3,8% l’anno per lasciare prima il lavoro
Il pacchetto è pronto. Prevede la possibilità di lasciare il lavoro quattro anni prima rispetto alla soglia standard della Legge Fornero. E che per ogni anno di anticipo l’assegno subisca un taglio pesante, il 3,8% secondo l’ultima versione, senza sconti per quelli più bassi. Ma anche così la flessibilità sulle pensioni, chiesta pure dalle risoluzioni sulle note di aggiornamento al Def approvate ieri alla Camera e al Senato, rischia di costare troppo: quasi 10 miliardi di euro in tre anni. Nel 2016 lo sforzo sarebbe sostenibile: intorno al miliardo e mezzo, secondo le simulazioni sul tavolo dei tecnici. Ma diventerebbe difficile da reggere nel 2017 (3,5 miliardi) e ancora di più l’anno successivo, 4,5 miliardi. Un crescendo che toglierebbe fiato ai programmi del governo sul taglio delle tasse, che proprio per il 2018 vuole ridurre la «madre di tutte le imposte», l’Irpef, quella sul reddito delle persone fisiche.
Per questo sembra difficile che il pacchetto entri nel disegno di legge di Stabilità. Nel provvedimento che il governo deve presentare la prossima settimana ci saranno di sicuro la settima salvaguardia per gli esodati, i lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione, e l’estensione di «opzione donna», che consente l’uscita anticipata alle lavoratrici. Sono in ribasso le ipotesi di flessibilità soft: il prestito pensionistico, cioè l’uscita anticipata in cambio di un anticipo di 700 euro al mese da restituire poi a rate; i tecnici temono che le domande sarebbero poche. Mentre l’idea di limitare l’uscita anticipata ai soli lavoratori delle aziende in crisi viene considerata con qualche perplessità. Come finirà?
È possibile che il pacchetto vero e proprio sulla flessibilità (quello da 10 miliardi) venga rinviato ad un altro provvedimento, tecnicamente un collegato, che viaggerebbe in parallelo alla Stabilità ma in caso di problemi potrebbe anche essere lasciato su un binario morto. Nella Stabilità, invece, entreranno l’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa, e una versione «leggera» della local tax. Sulle seconde case Imu e Tasi saranno unificate, con «un’aliquota unica pari alla sommatoria delle due attuali», garantisce il sottosegretario all’Economia, Enrico Zanetti.
Dovrebbe saltare, invece, l’unificazione dei tributi minori, come quello per l’occupazione di suolo pubblico. Dal lato delle coperture, ci sono buone notizie dalla voluntary disclosure, il rientro dei capitali all’estero: alla fine di settembre il gettito è arrivato a 1,9 miliardi di euro. La metà delle 63 mila domande arriva dalla sola Lombardia. Mettendo insieme tutto il Sud e le isole ci si ferma a poco più di 2 mila. Per oggi è in programma la revisione del rating dell’Italia da parte di Moody’s.