Corriere della Sera

Taglio del 3,8% l’anno per lasciare prima il lavoro

- Lorenzo Salvia lorenzosal­via

Il pacchetto è pronto. Prevede la possibilit­à di lasciare il lavoro quattro anni prima rispetto alla soglia standard della Legge Fornero. E che per ogni anno di anticipo l’assegno subisca un taglio pesante, il 3,8% secondo l’ultima versione, senza sconti per quelli più bassi. Ma anche così la flessibili­tà sulle pensioni, chiesta pure dalle risoluzion­i sulle note di aggiorname­nto al Def approvate ieri alla Camera e al Senato, rischia di costare troppo: quasi 10 miliardi di euro in tre anni. Nel 2016 lo sforzo sarebbe sostenibil­e: intorno al miliardo e mezzo, secondo le simulazion­i sul tavolo dei tecnici. Ma diventereb­be difficile da reggere nel 2017 (3,5 miliardi) e ancora di più l’anno successivo, 4,5 miliardi. Un crescendo che toglierebb­e fiato ai programmi del governo sul taglio delle tasse, che proprio per il 2018 vuole ridurre la «madre di tutte le imposte», l’Irpef, quella sul reddito delle persone fisiche.

Per questo sembra difficile che il pacchetto entri nel disegno di legge di Stabilità. Nel provvedime­nto che il governo deve presentare la prossima settimana ci saranno di sicuro la settima salvaguard­ia per gli esodati, i lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione, e l’estensione di «opzione donna», che consente l’uscita anticipata alle lavoratric­i. Sono in ribasso le ipotesi di flessibili­tà soft: il prestito pensionist­ico, cioè l’uscita anticipata in cambio di un anticipo di 700 euro al mese da restituire poi a rate; i tecnici temono che le domande sarebbero poche. Mentre l’idea di limitare l’uscita anticipata ai soli lavoratori delle aziende in crisi viene considerat­a con qualche perplessit­à. Come finirà?

È possibile che il pacchetto vero e proprio sulla flessibili­tà (quello da 10 miliardi) venga rinviato ad un altro provvedime­nto, tecnicamen­te un collegato, che viaggerebb­e in parallelo alla Stabilità ma in caso di problemi potrebbe anche essere lasciato su un binario morto. Nella Stabilità, invece, entreranno l’abolizione di Imu e Tasi sulla prima casa, e una versione «leggera» della local tax. Sulle seconde case Imu e Tasi saranno unificate, con «un’aliquota unica pari alla sommatoria delle due attuali», garantisce il sottosegre­tario all’Economia, Enrico Zanetti.

Dovrebbe saltare, invece, l’unificazio­ne dei tributi minori, come quello per l’occupazion­e di suolo pubblico. Dal lato delle coperture, ci sono buone notizie dalla voluntary disclosure, il rientro dei capitali all’estero: alla fine di settembre il gettito è arrivato a 1,9 miliardi di euro. La metà delle 63 mila domande arriva dalla sola Lombardia. Mettendo insieme tutto il Sud e le isole ci si ferma a poco più di 2 mila. Per oggi è in programma la revisione del rating dell’Italia da parte di Moody’s.

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