Papa Francesco e il filosofo buddista tra i favoriti al Nobel per la pace
Sarà un Nobel per la pace dedicato alla difesa della terra dalla minaccia dei cambiamenti climatici. E alla vigilia dell’assegnazione del premio, che verrà annunciato stamattina alle 11, a Oslo, le indiscrezioni sui favoriti si appuntano su papa Francesco e sul maestro buddista Daixa Daisaku Ikeda, filosofo, ecologista e fautore del dialogo tra Tokyo e Pechino. Di Jorge Mario Bergoglio come possibile vincitore del riconoscimento si era parlato già lo scorso anno. Ma l’Accademia di Svezia fece una scelta all’insegna della tutela dei bambini. E premiò Malala Yousafzai, la giovane paladina pachistana dei diritti delle bambine allo studio, che subì un attentato a soli 15 anni, e l’indiano Kailash Satyarthi, 61 anni, anch’egli attivista dei diritti dei bambini. Ma quest’anno, dopo l’enciclica «Laudato si’», sulla Cura della casa comune, papa Francesco è stato al centro dell’attenzione del comitato del Nobel Institute che assegna la massima onoreficenza per l’impegno in favore della pace mondiale. Una battaglia che impegna senza sosta Papa Francesco e lo ha spinto a levare alto il suo monito di
Papa Francesco e Daixa Daisaku Ikeda
fronte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite: «La guerra è la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente. Se si vuole un autentico sviluppo umano integrale per tutti, occorre proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la guerra tra le nazioni e tra i popoli». Ad affiancarlo potrebbe essere l’ecologista e pacifista giapponese Ikeda, terzo e attuale presidente della Soka Gakkai International, che è stato definito uno dei maggiori leader spirituali del XX secolo. Dal 1983 ogni anno rende pubblica una proposta di pace che oltre a riguardare temi attuali e globali come il nazionalismo, il disarmo nucleare, la povertà, l’analfabetismo e le crisi ambientali, propone possibili soluzioni concrete. Sempre più lontana invece la prospettiva del Premio Nobel per Angela Merkel che figurava tra i candidati per la sua opera di mediazione nel conflitto in Ucraina. Circa due terzi dei tedeschi intervistati dal quotidiano Handelsblatt, il 61%, hanno detto che la Merkel non è «una candidata appropriata». Solo i simpatizzanti del suo partito conservatore si sono espressi in maggioranza, il 54%, per il sì. I candidati quest’anno sono 273. Tra gli altri ci sarebbe anche l’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, per l’impegno in favore di questi.