«Mafia, aiuti a un imprenditore» Indagato Palenzona di Unicredit
L’inchiesta a Firenze. La difesa: soltanto un equivoco. La banca: piena fiducia
È accusato di aver favorito un imprenditore vicino al boss Matteo Messina Denaro, Andrea Bulgarella. E per questo il vicepresidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, è stato indagato dai magistrati di Firenze e perquisito dai carabinieri del Ros di Roma per l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e altri reati; il tutto aggravato dall’ipotesi di favoreggiamento al clan dell’ultimo grande ricercato di Cosa nostra.
Unicredit ha comunicato di «avere piena fiducia» nei dirigenti coinvolti nell’indagine, sicura che «le indagini dimostreranno con chiarezza la loro estraneità rispetto alle contestazioni mosse». Per Palenzona parla invece il difensore Massimo Dinoia: «Il mio cliente neppure conosce la persona che sarebbe stata, secondo gli inquirenti, da lui favorita. Nulla è stato trovato perché nulla poteva essere trovato; siamo certi che questo spiacevole episodio verrà chiuso in tempi brevi».
Il banchiere
Per gli investigatori dell’Arma, Bulgarella — sessantanovenne di origini trapanesi che ha da tempo trasferito i suoi affari in Toscana, in particolare tra Lucca, Firenze e Pisa — è un costruttore che «appare aver investito e continuare ad investire in attività economiche ingenti capitali accumulati grazie ai vantaggi ottenuti da rapporti con l’associazione mafiosa trapanese facente capo al latitante Matteo Messina Denaro».
Un personaggio chiacchierato, di cui hanno parlato pentiti famosi come Angelo Siino e Giovanni Brusca, e che nel lontano 1984 la rivista I Siciliani (rispolverata per l’occasione dagli investigatori) definiva «imprenditore d’assalto» temuto dai concorrenti.
A sentire due dirigenti bancari che discutevano di crediti e agevolazioni in suo favore, godeva di tutt’altra fama, chissà se meritata o meno: «Bulgarella è un nome complicato... perché è il più pulito dei costruttori siciliani... era l’immobiliarista di fiducia di Falcone, della Procura di Palermo... perché si è spostato dalla Sicilia obbligatoriamente andando in Toscana ed è diventato primo alberlenzona gatore... primo costruttore di strutture toscane... era amico di quello che hanno ammazzato... Pio La Torre forse... ma non vuol dire niente... vuol dire semplicemente che questo qui conosce tutto il mondo... da senatori a deputati... vice presidenti Unicredit... conosce tutti... ed è stimatissimo e rispettatissimo da tutti».
Un rispetto che gli è valso — secondo l’accusa della Direzione distrettuale antimafia di Firenze guidata dal procuratore Giuseppe Creazzo — l’indebito vantaggio assicuratogli, tra gli altri, proprio dal vicepresidente di Unicredit.
La falsa consulenza
Nella ricostruzione degli investigatori guidati dal colonnello Domenico Strada, tutto ruota intorno alle difficoltà economiche in cui verserebbero Bulgarella e le sue attività imprenditoriali (soprattutto nel settore dell’edilizia) bloccate da un «buco» da circa 150 milioni di euro di cui 60 con Unicredit. Di qui la necessità di ottenere una «ristrutturazione del consistente debito» attraverso «l’allacciamento di rapporti con uno dei vertici di Unicredit Spa, individuato in Pa- Fabrizio e nel suo faccendiere Roberto Mercuri». Con l’obiettivo di superare le valutazioni negative sul gruppo «tosco-siciliano» che fa capo a Bulgarella, per esempio attraverso una consulenza «compiacente» della Kpmg. Di cui uno degli estensori, intercettato al telefono, pare ammettere la scarsa affidabilità: «Ragazzi, ‘sta roba qua è carta da c...». Perplessità condivise da un esperto di Unicredit: «Rischiamo di farci male... hai fatto un piano che andiamo tutti in galera».
Per superare le difficoltà emerse anche dentro la banca, c’era dunque l’esigenza di ottenere il via libera dei «vertici» di Unicredit. E in particolare di Palenzona, con il quale in un’intercettazione tra Bulgarella e il suo socio Federico Tumbiolo si parla di organizzare un incontro per giovedì 3 luglio 2014 a Milano. Quasi un anno più tardi, il 9 giugno scorso, ancora Tumbiolo riferisce all’imprenditore sospettato di rapporti con la mafia, di un incontro nella sede di Unicredit con vari dirigenti e lo stesso Palenzona, che avrebbe pure commentato: «Nemmeno per la crisi in Ucraina abbiamo fatto una riunione così». Da lì sarebbe scaturito l’impegno del vicepresidente a «occuparsi personalmente» della situazione di Bulgarella, che entra in contatto diretto con «il suo uomo di fiducia, Mercuri»; con l’obiettivo di mettere a tacere coloro che, all’interno della banca, non davano fiducia al piano di rientro, ottenendo così il via libera alla concessione di nuovi crediti.
La «ristrutturazione»
Secondo i pm il piano di ristrutturazione è stato ratificato ad aprile 2015 «grazie all’incessante interessamento di Mercuri che, come tutti i componenti del Comitato Crediti sanno, agisce sotto le direttive di Palenzona... Infatti, pur emergendo in maniera evidente che erano totalmente carenti i presupposti, il piano è stato approvato solo perché di Bulgarella si è interessato personalmente Palenzona». E grazie al parere di un commercialista di fiducia di Unicredit, convinto da un altro dirigente della banca (anche lui indagato) con queste parole, registrate da una micropsia il 5 maggio scorso: «Giusto per farti capire, l’imprenditore è straconosciuto dall’uomo grande (alludendo chiaramente a Fabrizio Palenzona, scrivono gli inquirenti, ndr) non dal grande uomo. In qualche modo mi aveva chiesto di vedere la posizione».