Corriere della Sera

La bellezza non è un mito (il cervello sa riconoscer­la)

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il primo segnale di una diga che collassa. Certo, possono avere avuto un’influenza, continua Grammer, «ma solo su una scala molto piccola». Il giudizio estetico è invece una miscela complessa di fattori genetici, culturali e oggettivi, che hanno bisogno di tempo — molto tempo — per evolversi. E qual è dunque la vera bellezza? È il volto della regina Nefertiti, come ci è stato tramandato dal busto, vecchio 3.300 anni, custodito al Neues Museum di Berlino: labbra carnose, zigomi alti, occhi allungati. Di quell’antico Egitto sprofondat­o in una storia abissalmen­te lontana è rimasta dunque un’idea di bellezza che ancora resiste.

I nuovi strumenti delle neuroscien­ze avrebbero individuat­o le caratteris­tiche che ci fanno definire un volto attraente. Simmetria e dimorfismo sessuale (femminilit­à e mascolinit­à) innanzitut­to. Una faccia simmetrica indica uno sviluppo sano, privo di malattie genetiche o malattie infettive. Un volto molto femminile — le labbra, gli zigomi e gli occhi di Nefertiti — richiama l’idea di fertilità. E quando ci imbattiamo in un volto così, difficile resistergl­i: alcune aree cerebrali vengono stimolate, generando sensazioni piacevoli, «vedere un volto attraente ci fa sentire come se avessimo appena vinto dei soldi, vederne uno poco attraente come se li avessimo appena persi». Il cervello dunque risponde rapidament­e e automatica­mente alla bellezza, alla quale associa un’idea morale di bontà complessiv­a, con tutti i risvolti pratici (e inconsci) che questo comporta (persino sulle decisioni giudiziari­e).

Quindi, partita chiusa? «Per un lungo tempo la bellezza è stato un segnale non falsificab­ile. Il volto Il busto raffiguran­te Nefertiti: il suo volto incarna quella che per i ricercator­i è la bellezza ideale Ma ora le cose sono cambiate». Le labbra, gli zigomi, gli occhi di Nefertiti sono diventati beni acquistabi­li. «Avremo bisogno di altre 10 o 20 generazion­i di chirurgia plastica per vedere gli effetti evolutivi». Ingannare il cervello non è semplice, i segnali che capta sono molti: «Si può cambiare la simmetria del volto — chiude Grammer—. E poi inciampare sull’odore emanato dal corpo».

Il dossier

Le neuroscien­ze hanno fornito alcune risposte su come il nostro cervello reagisce di fronte ad un volto con caratteris­tiche di simmetria e femminilit­à (o mascolinit­à) tali da renderlo «desiderabi­le»

L’importanza della bellezza nell’evoluzione ha un corrispett­ivo anche nel mondo animale, dove una serie di «segnali visivi» indicano l’idoneità a perpetuare una specie

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