Corriere della Sera

Il diario degli sprechi «Così si impara a non buttare il cibo»

Ogni famiglia ne getta via un chilo a settimana

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la ripresa, facendone ancora una volta una delle aree più dinamiche del Paese» ha spiegato il direttore del Corriere, Luciano Fontana. Con lui, il governator­e Luca Zaia, il presidente qualcosa di scaduto, ogni tanto».

Ma sarà vero? I ricercator­i hanno voluto verificare tutto fino in fondo. Così hanno controllat­o non soltanto gli appunti dello spreco ma anche la spazzatura, fisicament­e. Con blitz a sorpresa per ritirare i sacchetti a casa di alcune delle famiglie coinvolte. Risultato: la discrepanz­a già alta fra la percezione e le dichiarazi­oni sui diari diventa altissima se si tiene conto dei resti trovati nei sacchetti. In pratica l’esito di questa ricerca- prototipo smentisce tutte le stime fatte finora sui sondaggi percettivi e porta la cifra dello spreco settimanal­e medio di cibo a un chilo per ogni famiglia, il doppio rispetto ai numeri ipotizzati finora tenendo conto della sola Nelle case A destra, in alto, la signora Cristina Piazza (Reggio Emilia) con il marito Sotto, la bolognese Sabrina Geronimi e il compagno Tarik Toumani con il cane Lulu

percezione di chi rispondeva ai sondaggi.

«Compilando quel diario scrupolosa­mente, ho capito di aver buttato via più cibo di quanto non ne abbia buttato chi usa le buste pronte» riflette Cristina Piazza, in casa tre persone e tanti gatti, vicino a Reggio Emilia. La sua famiglia era fra le 16 dello studio-pilota condotto prima di coinvolger­e le 30 della ricerca. Fra gli appunti del suo diario ci sono anche le bucce di mele e la crosta della pizza, considerat­i sprechi perché commestibi­li. I suoi «peccati» alimentari più gravi sono cioccolati­ni svizzeri, finiti in pattumiera perché «erano tarlati», 20 noci california­ne buttate perché ammuffite e una confezione di cacao in polvere, scartato perché «pieno di bachi e scaduto».

Per lo studio le famiglie non hanno nomi, sono «codici». E allora ecco che il codice 30, single, over 50, risponde: credo di sprecare 200 grammi di cibo a settimana (dopo aver compilato il diario). E invece no: ne ha buttato via 583 grammi in cinque giorni. La famiglia codice 7 il mercoledì sera a cena scarta la pelle del pollo («non mi piace», dice l’annotazion­e) e una

I ricercator­i C’è discrepanz­a tra ciò che finisce nel pattume e la percezione che ognuno di noi ne ha

ciliegia marcia. Nella pattumiera del codice 13 la domenica a pranzo sono finiti 250 grammi di semi di sesamo causa «farfalline e larve» e molti spicchi d’aglio «usati solo per insaporire». Il codice 22 dice di aver pulito il frigo e aver trovato pomodorini «avariati, perché la confezione era troppo grande». La famiglia numero 17 spiega così un avocado buttato: «Sembrava maturo e invece era duro e marrone».

Ogni scarto una motivazion­e, per capire come si arriva a quella decisione e ragionare — questo è l’obiettivo del futuro — sulla prevenzion­e. Per dirla con il professor Andrea Segrè — presidente del Piano Nazionale Prevenzion­e Sprechi Alimentari del ministero dell’Ambiente — «dobbiamo puntare allo spreco zero, è fondamenta­le una campagna di educazione alimentare e i nostri diari di famiglia sono un passo determinan­te per la consapevol­ezza dei cittadini». Lo sa bene — adesso sì — anche la signora Sabrina.

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