Quelle cucine in bianco e nero che continuano a sfornare ricordi
Nel libro di Caterina Stiffoni storie e ricette di casa Berengo Gardin. Con contorno di foto d’autore
Ci sono cucine con il cuore di acciaio, che scintillano e risplendono, che stupiscono con effetti speciali, levigate come la pelle di certe top model comunque belle, sfolgoranti persino al mattino presto: entri in ciabatte per un caffè e quasi ti guardano storto, ostentando ineccepibili cassetti sempre in ordine. Dicono: sbrigati che è tardi. E non osare lasciare la tazza sporca nel lavello.
E poi ci sono le cucine dell’infanzia, che hanno il cuore di pietra, ma solo perché l’acquaio è di marmo. La cappa è imponente come una Cappella Sistina casalinga e a volte portano gonnelline a fiori, o lavorate all’uncinetto, per coprire pudicamente le gambe. O nascondere una sguaiata pattumiera a pedale sotto il lavello. Gli elettrodomestici non se la tirano, non ti umiliano con distese di pulsanti lampeggianti: ronzano e stanno al loro posto, appoggiati un po’ indolenti a muri di piastrelle. È a cucine così, gentili, capaci di somigliarci, che è dedicato il libro di storie e ricette scritto da Caterina Stiffoni e accompagnato da un delicato «contorno» di immagini: gli scatti di suo marito Gianni Berengo Gardin. Riflessi in bianco e nero di tanti momenti condivisi intorno a un tavolo, accanto a un piatto o a una pentola che bolle, sgranati come piselli in una vita fianco a fianco. Storie in cucina (Contrasto) più che un volume di ricette è un menu esistenziale articolato in capitoli e diviso idealmente in una studiata sequenza di portate: dalle cucine dell’infanzia, popolate di nonne e di zie, risi e bisi e «sparasi coi ovi», a quelle, coraggiose e povere, della guerra. I fascisti alle porta, da ubriacare di grappa, l’amica ebrea nascosta in dispensa. Dai piatti degli altri scoperti in viaggio, un tabulè in Marocco, un soufflé in Francia, alle proprie, personalissime ricette. Quelle, spesso profumate di laguna, di una veneziana che ha sempre lavorato nel mondo dell’interior design, tenendo aperta la porta della sua stanza preferita: la cucina. Il libro sarà presentato dall’autrice e dal fotografo il 21 ottobre (18.30) al Maxxi di Roma nel quadro della mostra «Food dal cucchiaio al mondo». Un viaggio artistico, culinario e «antropologico» tra i piatti di casa Berengo Gardin. E i ricordi di una cuoca che a volte avrebbe voluto «una cucina modernissima, con piani di acciaio e forni con 18 programmi». Ma poi guarda la sua, con il vecchio tavolo di legno e la credenza della mamma e confessa: «Mi fa tenerezza, non potrei mai cambiarla».