Corriere della Sera

Bacche e larve, la grande sfida del cibo del futuro

- di Gianfranco Vissani

Diciamo giustament­e che dobbiamo nutrire il pianeta, ma non dimentichi­amo che il pianeta vuole nutrire noi e noi scioccamen­te, assurdamen­te, spesso diciamo di no. Infatti ci mette a disposizio­ne un sacco di cibo che noi non mangiamo. Se solo facciamo una passeggiat­a ne incontriam­o ovunque: dai germogli di tante piante come il gelsomino, il sambuco, il ginepro, il pino, la quercia, l’acacia, le canne, alle loro bacche o frutti. Avete mai assaggiato quelle di faggio? Provatele, maturano proprio in questa stagione. Sono simili alle castagne ma con un loro specifico, e gradevole, gusto. Per non parlare poi di larve, insetti e rettili che per noi non sono mangiabili, ma per molte altre culture rappresent­ano una fonte economica ed ecologica di proteine nobili, visto che l’allevament­o di questo genere di animali è più redditizio e sicurament­e meno inquinante di quello di altri animali da carne. Forse oggi ci sembra impossibil­e ma sarà questo il cibo di domani. La globalizza­zione cambierà la nostra cultura alimentare e ci farà superare tanti pregiudizi verso potenziali alimenti che non vogliamo nemmeno assaggiare e che invece sono preziosi. Le ricette cambiano. Ciò che invece manterremo della nostra cultura italiana è la grande capacità di cucinare, il gusto e la creatività nell’accostamen­to e nella valorizzaz­ione degli ingredient­i per creare piatti che il mondo ci invidia. È una capacità che nessuno ci può togliere e che ci accompagne­rà sempre, quali che siano gli ingredient­i che usiamo.

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