«Finmeccanica? Cambierà nome»
Il ceo Moretti: «Da gennaio 2016 non saremo più una holding ma una “one company”»
La Finmeccanica targata Mauro Moretti cambia tutto, nome compreso. L’amministratore delegato del colosso italiano sceglie il palco del convegno di Standard & Poor’s sulla politica industriale in Italia per annunciare che si avvia a ribattezzare il gruppo, ormai totalmente rivisto sotto il profilo organizzativo e del business. «Stiamo cambiando l’azienda e dovremmo cambiare il nome», ha esordito ricordando l’accorpamento delle controllate nella capogruppo, «dal primo gennaio 2016 non saremo più una holding ma una “one company”. Non avremo più la parte ”Fin”, il resto è già obsoleto e quindi dovremo adeguarci».
Dietro il probabile cambio di nome c’è una visione completamente nuova di quella che è stata per decenni — dal 1948 — una delle maggiori conglomerate del Paese: «Bisogna spogliare Finmeccanica di tutto quello che è tradizionale», ha detto Moretti, «i bus, i trasporti, Fata (la società di progettazione di impianti industriali appena ceduta a Danieli, per circa 25 milioni di euro, ndr), e portarci su business in cui l’elemento innovativo è la parte prevalente». Moretti vuole intervenire anche sulla produzione: «Avremo un’impresa con due terzi di gente che pensa e un terzo che fa manifattura. Dobbiamo concentrare le risorse su pochi business selezionati per essere core e mettere lì ogni centesimo, dai droni di ogni ordine e grado, sia elicotteri che aerei (che sta studiando insieme con Piaggio Aero ndr), ai sistemi di controllo e la sensoristica per sviluppare l’internet delle cose».
Anche sul tema dell’incontro di S&P Moretti ha idee chiare: « In Italia abbiamo un serio problema infrastrutturale. Dobbiamo investire per avere una grande città decente, dove i giovani, quelli più creativi, decidono di trasferirsi e rimanerci, perché creano una buona comunità e trovano lì gente che finanzia le loro idee». Stesso discorso per i porti: «Ne serve uno solo, non 32 che si fanno concorrenza. E così per l’education. Non possiamo continuare nel “piccolo è bello” perché il piccolo non è affatto bello nel mondo globale. Per fortuna il governo lo sta capendo e mi auguro che abbia la forza per fare i grandi progetti » . Ad ascoltarlo, il capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia, Fabrizio Pagani. Tra i grandi progetti Claudio Salini, numero uno di Impregilo, anch’egli sul palco, sottolinea l’importanza del Ponte sullo Stretto da agevolare con la defiscalizzazione, mentre per cfo dell’Eni, Massimo Mondazzi, serve una rete europea del gas sulla base di una politica unitaria degli investimenti in infrastrutture energetiche. In questo il ruolo delle banche è essenziale ma, ha detto il vice direttore generale di Unicredit, Gianni Franco Papa, troppe regole rischiano di soffocare il credito e quindi la ripresa.