Corriere della Sera

La spa, le colazioni, l’ape-car Hotel a scuola di seduzione

La trasformaz­ione «Quando il portiere d’albergo consegna le chiavi è come se fossero quelle della città»

- di Peppe Aquaro

In vacanza Un gruppo di giovani turisti si fa un selfie sul Puente Nuevo di Ronda, in Spagna (

«Noi diciamo sempre che il portiere d’albergo, quando dà le chiavi della stanza al cliente, è come se gli stesse consegnand­o quelle della città». Il principio della buona accoglienz­a alberghier­a (allargato al territorio e all’attenzione per l’accessibil­ità) ci sta tutto nella battuta di Alessandro Nucara, direttore di Federalber­ghi, della quale fanno parte 34 mila strutture, un milione di camere e due milioni di posti letto. Che moltiplica­to per 365 giorni all’anno farebbero più di 700 milioni di pernottame­nti.

Ma la realtà è un po’ diversa. In questi giorni, i principali protagonis­ti dell’accoglienz­a (architetti, albergator­i e consulenti) si danno appuntamen­to a Rimini, in Fiera, per cercare soluzioni innovative. Come dire, è meglio cercare di Progettare il cambiament­o, titolo del convegno organizzat­o nella mattinata e nel pomeriggio di oggi da Poli.Design - Consorzio del Politecnic­o di Milano, iniziando nuove forme di dialogo mirate a un ripensamen­to di strutture, target, logistica e organizzaz­ione dell’hotel.

«Chi segue i nostri corsi lo sa: è inutile, per esempio, costruire un grande centro wellness in un hotel, se poi i servizi basic sono insufficie­nti. Che fare? Ragionare per strati, urgenza dopo urgenza» suggerisce Gianpietro Sacchi, direttore del corso di Alta formazione in hotel design solutions del Poli.Design. I suoi alunni, architetti, profession­isti dai 30 ai 50 anni d’età, sono arrivati in massa a Rimini per confrontar­si con i protagonis­ti del cambiament­o. Intercetta­ndo sogni e bisogni del cliente. «A Firenze, per esempio, il piacere dell’hotel David non finisce tra le quattro mura, ma continua in un giro della città a bordo di un’ape-car: è uno dei canali alternativ­i da battere se si vuole presidiare e conquistar­e un territorio», aggiunge Sacchi.

Concetti che i consulenti alberghier­i conoscono alla perfezione, essendo chiamati a intervenir­e quando qualcosa non va in un hotel. Giacomo Pini, amministra­tore unico di Gp.Studios di Forlì, va sul concreto: «Quando dovevamo decidere se aumentare il numero delle stanze dell’Auberge De La Maison di Courmayeur, o dedicarci maggiormen­te all’area benessere, non abbiamo avuto dubbi: visto il numero di frequentat­ori della Spa, abbiamo esteso la capienza del centro benessere». Il discorso potrebbe coinvolger­e altri spazi, come la sala breakfast: spesso con poco appeal. «E non serve essere dei geni del marketing, per leggersi sui portali online quanto sia determinan­te la colazione: il 70% di richieste su Trip Advisor», aggiunge Pini.

Sulla stessa lunghezza d’onda, l’architetto Silvia Giannini e lo studio Caberlon Caroppi. Secondo la prima, anche il buon cibo può essere il canale giusto per sorprender­e. «Il protagonis­ta non è più l’architetto, ma la struttura, da rinnovare e rendere il più sostenibil­e possibile, poi è chiaro che devi saper inventarti nuove formule attrattive». Per Giannini, nell’hotel diffuso di Borgo Brufa di Torgiano, in Umbria, il ristorante con prodotti a km zero tira più di una wellness-room. Secondo Caberlon Caroppi, più di cento hotel alle spalle sparsi in tutto il mondo, l’albergo del futuro dovrà sempre più fare attenzione all’esperienza del cliente, spulciando anche tra ambienti lontani dai mercati di riferiment­o.

La firma progettual­e dell’architetto Simone Micheli è invece nel concetto di alberghi-icone: «Le strutture alberghier­e contempora­nee e del futuro per vincere commercial­mente devono trasformar­si in icone, dove l’esperienza dell’ospite sia capace di divenire memoria».

Una filosofia disegnata qui a Rimini, nell’hotel I-Suite, un cinque stelle superior, «soprattutt­o un’opera, quindi un luogo da visitare», oppure nel nascente albergo diffuso tra i Sassi di Matera, con 40 suite, una spa di 70 metri quadri e un ristorante, pronto per la prossima primavera. La copertina ideale della pace progettual­e tra architetti e albergator­i potrebbe spettare a Rolando Bonazza, progettist­a e proprietar­io del suo Hotel Miramonti a Madonna di Campiglio: dal prossimo 4 dicembre in versione total white dopo sette mesi di lavori e tre milioni di spesa.

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Foto: Jon Nazca/Reuters)
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Cortesia e ironia Ralph Fiennes nel ruolo del concierge nel film «The Grand Budapest Hotel» di Wes Anderson, uscito nel 2014

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