Il cda dovrà decidere se interrompere le rilevazioni
Un pasticciaccio brutto di cui all’Audite l avrebbero fatto volentieri a meno: il campione di 5.600 famiglie da cui dipende quel numerino entrato anche nel linguaggio comune e che tanto potere ha, il sacro share, è stato «inquinato».
Problema tecnico minimizzano alcune voci. Questione di tasti spinti per errore o vero e proprio baco del software. Per ora non si sa. Anche perché ieri, dopo riunioni concitate ai massimi livelli dell’Auditel, si è deciso, anche per questioni legali, di fare finta di nulla in attesa di capirne di più. I panni sporchi verranno lavati nel consiglio di amministrazione in agenda per mercoledì prossimo.
Il sistema di rilevazione degli ascolti tv dell’Auditel è in discussione da tempo, ma stavolta il problema è ancora più serio se non grave: chi fa parte del panel non deve conoscere quali sono gli altri soggetti rilevati per evidenti rischi di inquinamento dei risultati. Gli stessi nomi delle famiglie sono difesi da un sistema in pieno stile Spectre che negli anni è stato anche lo stile della stessa Auditel, sempre poco incline a comunicare e spiegare. E invece pare che sia avvenuto proprio questo: la Nielsen, la società alla quale sono affidate operativamente le rilevazioni per Auditel, avrebbe incrociato male i cavi come si diceva una volta e chi non doveva sentire aveva un microfono acceso nelle altre stanze. Il giallo nel giallo è quale quota del panel sia stata contaminata. Da questo dato si capirà se siamo di fronte a un «Audi-gate».
L’unica certezza è che il panel dovrà essere almeno parzialmente cambiato come si fa con le giurie che non possono più garantire il risultato della legge uguale per tutti. Un gioco per niente facile: le 5.600 famiglie rappresentano l’intera popolazione