Fa troppe udienze Altolà alla giudice
Il presidente del Tribunale di Prato, Nicola Pisano, ha bloccato il superlavoro della giudice Jacqueline Magi che continuava a chiedere di svolgere udienze: i cancellieri non sono in numero sufficiente, deve attenersi ai regolamenti. E lei: trasferitemi.
Di udienze, con gli oltre 1.800 fascicoli che le sono piovuti addosso, la giudice Jacqueline Magi ne dovrebbe fare almeno il doppio di quelle assegnate da regolamento. E da mesi il magistrato continua a lavorare a cottimo chiedendo udienze straordinarie. Perché, come una volta la «supergiudice» ha confessato al presidente del tribunale Nicola Pisano che le aveva appena rinviato tre «dibattimenti» su processi per incidenti sul lavoro, «io proprio non riesco a fare rinvii su certe questioni» spiegando poi che si sente «come un medico o un’infermiera che stanno soccorrendo un moribondo e non se ne vanno se suona la campanella di fine lavoro».
E così Jacqueline Magi ha continuato a macinare udienze facendo imbestialire non soltanto i cancellieri (e i loro sindacati) costretti a straordinari gratis, ma anche, si racconta nei corridori del tribunale di Prato, il presidente Pisano. Che, con un’ordinanza affissa al muro, citando esplicitamente la giudice, ha ribadito che tutte le udienze, comprese quelle straordinarie, devono essere autorizzate da lui come da regolamento. E, siccome i regolamenti vanno rispettati, i trasgressori rischiano provvedimenti disciplinari.
La dottoressa Magi ha chiesto il trasferimento al tribunale di Firenze o Pistoia, ufficialmente per motivi familiari, ma in realtà perché stufa di non riuscire a svolgere bene un servizio pubblico. Con i giornalisti non parla. «Niente da commentare, cerco di fare al meglio il mio dovere», si limita a dire mentre corre verso un’udienza (non straordinaria) che ieri l’ha tenuta in aula tutto il giorno.
Non è una guerra tra giudici e cancellieri. In realtà quella che si sta combattendo è l’ultima battaglia contro i tagli al personale. «Che da anni hanno penalizzato questo tribunale — conferma Pisano — con una pianta organica sotto dimensionata e ulteriori riduzioni del personale del 35%. Prato è una città complicata, convivono 127 etnie, la falsificazione dei marchi è una piaga, fallimenti e sfratti sono da record. Chiedo da tempo rinforzi che non arrivano mai». La situazione è così grave che negli uffici lavorano persino volontari della Caritas. E l’Arma dei carabinieri ha messo a disposizione dei militari in pensione. Furibondi gli avvocati, in stato di agitazione. E i cancellieri. «Qui dovremmo essere almeno un centinaio come a Lucca o Pisa — dice Sergio Arpaia, cancelliere e sindacalista dell’ Unsa — e invece siamo una quarantina. Oggi ho lavorato 10 ore e me ne pagano 6...». Jacqueline Magi ha scelto un’altra battaglia, quella del lavoro doppio, anche se pure lei si schiera per il potenziamento del personale. Perché, ripete, qui decidiamo della vita delle persone e non si può ascoltare la campanella di fine lavoro.
Il caso a Prato Ne fissa «troppe» oltre le ordinarie e il presidente del Tribunale minaccia sanzioni