Le dimissioni di Marino. E la sfida
Il dilemma dell’ex sindaco tentato da una propria lista civica o dalle consultazioni del centrosinistra per la scelta del candidato
Ore 15.16, numero di protocollo 20166, documento firmato con inchiostro verde: le dimissioni di Ignazio Marino dal Campidoglio, adesso, sono nero su bianco.
Tra venti giorni, da ieri, non saranno più revocabili e la scadenza a questo punto non consentirà al sindaco di arrivare in Tribunale, fascia tricolore al collo, quando sfileranno i politici coinvolti in Mafia Capitale, al via il 5 novembre. Marino però ha già scelto la contromossa: presentarsi all’udienza che precederà il maxiprocesso, quella con rito abbreviato che vede accusato Giovanni Fiscon, ex dg dell’Ama, la municipalizzata dei rifiuti del Comune. Ma, di certo, sono altre le mosse del sindaco che, in queste ore, stanno tenendo in ansia il Pd.
«Marino, adesso, è politicamente disperato: si lascia ogni strada aperta e può fare di tutto», sussurra un esponente del partito nazionale. Una lista civica sua, s’è detto fino a ieri: in modo da erodere il consenso dei democrat alle amministrative e, chissà, forse anche impedire al partito di guadagnare il ballottaggio. Intanto, dicono, potrebbe «trattare» eventuali candidature per le future Politiche, due o tre, per sé e i suoi più stretti collaboratori. O tornare in America, là dove ha buoni rapporti e dove spesso, in questi anni e non senza polemiche, s’è recato: a Filadelfia. «Ma anche partecipare alle primarie del centrosinistra», si sussurra adesso nei palazzi della politica romana.
E nella partita a scacchi col sindaco il Pd si ritrova così a ipotizzare un modo per arginarlo nella consultazione con i cittadini (l’annuncio di Renzi ha sorpreso un po’ tutti, anche il commissario Matteo Orfini che ha scoperto la novità dalla tv). Una delle possibilità escogitate vuole che, proprio in chiave anti Marino, alle primarie il Pd possa candidare Alfonso Sabella, il magistrato antimafia che ha affiancato lo stesso Marino nella giunta formata dopo gli arresti di Mafia Capitale.
Intanto, però, Marino deve guardarsi anche dall’inchiesta sugli scontrini: oggi i finanzieri potrebbero andare in Campidoglio per acquisire le ricevute delle spese e i giustificativi. Il pm Roberto Felici ha disposto accertamenti sulle cene istituzionali e sul viaggio a Filadelfia ipotizzando il reato di peculato anche se per ora non ci sono indagati. Nei prossimi giorni sarà ascoltata l’addetta della segreteria di Marino che compila le note spese: i magistrati dovranno capire se si sia trattato di errori ripresi dall’agenda degli impegni ufficiali del sindaco o un tentativo per mascherare altro. Si muove anche la corte dei Conti: il procuratore Raffaele De Dominicis ha aperto un fascicolo per danno erariale. Marino, che ieri pomeriggio s’è chiuso in casa con i suoi collaboratori, ha confessato un errore, sì, ma politico: «Dovevo passare più tempo tra la gente».