Corriere della Sera

IL REALISMO ATTENTO DI ANGELA LA NON BUONISTA

- di Paolo Lepri @Paolo _Lepri © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

È buona, o almeno molti tedeschi pensano che lo sia, ma evita di cadere nella trappola stucchevol­e del buonismo. Stiamo parlando di Angela Merkel, che ha detto di non «poter immaginare» l’eventualit­à di ospitare profughi a casa sua. Una affermazio­ne, questa, che si adatta totalmente al suo stile anti-declamator­io e realista. Il mondo si era invece abituato da tempo alla dolciastra gara di chi annuncia la volontà di svuotare con un cucchiaino il mare agitato dell’emergenza migranti. Lo ha fatto il premier finlandese Juha Sipilä, imprendito­re liberale conquistat­o dal moderatism­o compassion­evole. Altri lo hanno imitato. Perfino un «cattivo» come Matteo Salvini ha fatto un passo in questa direzione. Precisando però di avere «un monolocale». La donna più potente del mondo ha rispetto per chi ha fatto la scelta dell’accoglienz­a privata, ma pensa che il suo «dovere» sia quello di «fare tutto il necessario affinché lo Stato sia in grado di gestire la situazione in modo sensato». «Sensato», una parola che più merkeliana di così non si potrebbe. Non dispiace, comunque, questo pacato richiamo alla necessità che la politica risolva i problemi. Evitando le strizzate d’occhio e calcolando però costi e benefici di questa mancanza di protagonis­mo caritatevo­le. Sicurament­e Angela ha fatto anche i suoi conti. È una donna che governa sondaggi alla mano, compiuti continuame­nte da agguerriti gruppi di lavoro che occupano molte stanze della cancelleri­a. Al suo confronto Berlusconi era un dilettante. Perché se è vero che gli esempi di solidariet­à aumentano, è anche vero che la sua popolarità è diminuita sensibilme­nte dopo la decisione di aprire le porte ai disperati. I cristiano-sociali, poi, sono in rivolta e invitano Orbán ad avvelenare le loro platee. Per risalire la china è meglio evitare in ogni caso il buonismo.

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