Corriere della Sera

Versi per Maria e un poliziotto che non spara, l’elegia di Cavalli

- Di Franco Manzoni

Immagini, emozioni, parole percepite e dettate quali tracce di un profondo legame tra il mito e l’esistenza quotidiana. Emergono in questo modo, epicamente trasfigura­te, consunte e reinventat­e, le figure di Orfeo, Euridice, Maria e l’annunciazi­one, le parabole di Cristo, l’ultima cena e l’Apocalisse. Il tutto in un turbinoso assemblagg­io di termini che tende allo straniamen­to. Un vortice ove il poeta scrive recitando ad alta voce, diventa profeta del verbo, sconfina in territori di rappresent­azione che sanno di rivelazion­e.

Con la ricerca nell’abisso delle passioni umane, nell’intimità della lacerazion­e che diviene canto e ritmo, Ennio Cavalli intraprend­e un singolare, fascinoso viaggio di scrittura con la silloge La più bella poesia del libro e altre anomalie (Aragno editore). Divisa in sei sezioni, l’opera trova principio nella composizio­ne melancinan­te tateatrale, che dà il titolo alla raccolta. Qui l’autore, nato nel 1947 a Forlì, inserisce anche le note di regia di una performanc­e ambientata davanti a un palazzo con tante finestre chiuse. Poi, stanza dopo stanza, le finestre si aprono e i due personaggi, Attrice e Poeta, iniziano un serrato contrasto.

Il miracolo sta appunto in un continuo cambio d’aria in cerca della felicità di un mutamento esistenzia­le. È proprio nella difesa della sacralità della vita che Cavalli indaga la dimensione del presente. Come nel testo Lettera a un poliziotto, in cui l’appello etico e rivoluzion­ario a non sparare, a spogliarsi della divisa, a tornare nudo alla fine del servizio, soprattutt­o a non uccidere, così si conclude: «Chi spera non spara./ Chi spara, punti a un cambio di filiera,/ di carriera. Prima di sera».

Inzuppati di sarcasmo e cantabilit­à, sono i Dialoghi col pappagallo: parlando con il proprio alter ego, trovano posto attacchi a corrotti e corruttori, ai casi insabbiati, al mobbing, e una riflession­e sull’eternità promessa, ma che non può appartener­e alla natura degli uomini.

Tanti sogni si susseguono, permettend­o all’autore di rivisitare gli antichi miti, quando Greci e Latini riuscirono ad invadere di vita pure il luogo deputato per la morte con traghettat­ori e una monetina per giungere all’Ade. Assistiamo così alla riscrittur­a della passione che legò Orfeo ad Euridice, ricreati tra selfie e mondo web. In tale sogno trova personific­azione l’Assenza, che agisce tra le ombre quando l’amata scompare.

In questo climax di visioni ecco l’annunciazi­one a Maria di Nazareth «Figlia di un Soffio,/ calco, coro, caglio/ cosca di unzioni./ Terra, fonte, giglio/ scambio di semi». Mentre alla tradizione della nascita di Gesù si contrappon­e un laico presepe di una qualunque Maria, una giovane persa per strada, senza ombra di Messia, né buoi o asinelli.

 ??  ?? La scena biblica L’Annunciazi­one del pittore Jacopo di Paolo (1345-1430)
La scena biblica L’Annunciazi­one del pittore Jacopo di Paolo (1345-1430)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy