«Ora diventi testimone contro le ingiustizie»
A tu per tu Una parte del percorso museale. In primo piano, il busto di Manzoni ad opera di Giovanni Strazza ( ombra il suo coraggio nel cambiare i generi. Voleva coinvolgere un pubblico più vasto e la letteratura doveva smettere di essere un giocattolino per le élite». Dobbiamo immaginarlo all’apice della carriera, prosegue, «che mette le sue migliori forze in un genere che era considerato per donnicciole: il romanzo. I suoi amici erano sconcertati, ma lui capiva che era lì il varco da aprire, e aveva ragione, lui era lungimirante».
Sul destino nel Novecento del Manzoni, Novelli continua: «È stato un punto di riferimento per tanti, da Sciascia, a Eco, a Camilleri, senza dimenticare Gadda o Tessa che ne parlava come di “un vangelo di serenità”, ma è stato anche oggetto di antipatie, per Carducci nell’800 o per Moravia che lo considerava un reazionario. Almeno in Italia, mentre nel secondo Novecento la fama di Manzoni all’estero si è un po’ appannata ed è un peccato, ma oltre frontiera abbiamo un asso pigliatutto negli studi, si chiama Dante Alighieri».
Intanto, la Casa del Manzoni è stata riaperta con successo e diverse iniziative la animeranno, oltre a un’idea che Novelli ci racconta in anteprima: «La Colonna Infame, a fine Settecento, venne abbattuta quando si capì che era stata una follia ammazzare tutti quei poveri disgraziati considerati untori, ma ne è rimasta la stele, che oggi è custodita al Castello Sforzesco e passa un po’ inosservata. Spero si concretizzi l’idea di spostarla nel cortile di Casa Manzoni, dove sarebbe uno straordinario monito contro l’uso della tortura e le ingiustizie. Perché, e non va dimenticato, il libro del Manzoni racconta di due popolani in un mondo in cui la legge non è uguale per tutti, e come reagiscono all’oppressione? Non con la violenza. In questo senso, credo che lo scrittore rimanga molto attuale».
Un’attualità che forse potrebbe essere ulteriormente promossa, magari con la pubblicità, ma intendere Manzoni o I Promessi sposi come un brand è probabilmente una forzatura. Ce lo garantisce Annamaria Testa: « Non tutto l’universo deve essere trasformato in pubblicità perché se ne dimostri il valore o la contemporaneità, e lo dico proprio perché lo faccio di mestiere».
Insomma, meglio tenere le barriere. «E poi: — continua la specialista nella comunicazione — tutte le campagne pubblicitarie hanno un obiettivo di notorietà, prestigio o vendita. Ma Manzoni è più che noto e prestigioso: il suo volto era sulle banconote, a lui è stata dedicata una delle vie più belle e centrali della città. E non mi risulta che sia in vendita».