Corriere della Sera

Il verdetto del buon senso: non doveva arrivare fin lì

UNA QUESTIONE POLITICA

- Di Giangiacom­o Schiavi

Di un assessore con «spiccata capacità criminale», come scrive il giudice nell’ordinanza d’arresto ci sarebbe poco da dire: non doveva arrivare in quel posto. Di un’amministra­zione che ne fa il responsabi­le della Sanità e il vicepresid­ente della Regione Lombardia c’è molto da obiettare.

Con la scia degli intrighi affaristic­i lasciati dalla giunta Formigoni, il blitz di ieri appare come il segnale evidente di una maldestra continuità.

Valgano per Mario Mantovani, ex senatore, ex plenipoten­ziario lombardo di Forza Italia, ex assessore alla Sanità, i discorsi fatti in questi casi per ogni indagato: aspettiamo che le accuse della Procura siano provate o smentite. Ma dietro una vicenda che riporta indietro le lancette della questione morale anche al Nord e riunisce il Paese in una sfilza di piccole e grandi ruberie, c’è il disorienta­mento dei tanti cittadini che si stanno rimboccand­o le maniche tra tagli e sacrifici e cercano di uscire dal pantano della crisi.

È difficile spiegare, a chi non ha attenuanti se sbaglia una lettera su un modulo fiscale o non viene perdonato se paga un bollettino in ritardo, che un politico, un pubblico ufficiale che dovrebbe essere al servizio della comunità, «ha una propension­e alla violazione delle regole», trucca le aste, briga per gli appalti, usa i suoi poteri per interessi personali, traffica per sistemare i suoi sodali. È difficile chiedere il rispetto delle regole se chi dovrebbe dare l’esempio è il primo a violarle, facendo prevalere attraverso il potere della carica il particular­e di guicciardi­niana memoria, ostentando perfino il proprio conflitto di interessi (Mantovani è il fondatore della Cooperativ­a Sodalitas, che si occupa di residenze per anziani).

La Regione Lombardia è di nuovo epicentro di corruttele e non ci sono modelli da esportare, come voleva il presidente

Legalità Poca trasparenz­a nella gestione della Sanità regionale

Maroni. C’è soltanto imbarazzo, mentre le opposizion­i chiedono le dimissioni della giunta e si affaccia l’ipotesi di elezioni anticipate. Il segretario della Lega, Matteo Salvini, parla di giustizia a orologeria: «I fatti si riferiscon­o al periodo tra il 2012 e il 2014. Chi sbaglia paga, ma nulla succede per caso», dice. Anche le dimissioni di Mantovani però non sono un caso. È stato dismesso dall’incarico appena in tempo, prima che venisse arrestato da assessore: sembra quasi che la maggioranz­a di centrodest­ra se l’aspettasse, che non fosse neanche troppo nascosta una certa propension­e all’uso privato del ruolo pubblico. E che ruolo: l’assessorat­o alla Sanità in Lombardia è un ministero che gestisce l’80 per cento del budget regionale, 18 miliardi, un settore cruciale per la vita dei cittadini, oggi al centro di una riforma contestata e passata a maggioranz­a. Un assessorat­o che si vorrebbe vedere pulito ed efficiente dopo gli scandali e gli sperperi del passato, guidato con onestà e trasparenz­a e non visto come una greppia per dividere appalti, destinare fondi agli amici, nominare direttori o primari secondo uno schema monotono e ripetitivo, mascherato dalle parole di circostanz­a a ogni convegno: parole come onestà, merito, umanizzazi­one che, a dispetto di medici e infermieri che ci credono, non corrispond­ono poi ai fatti.

Il caso non riguarda soltanto Mantovani: le accuse di cordi ruzione, concussion­e e turbativa d’asta riguardano anche un assessore della Lega, Massimo Garavaglia, direttori di Asl e funzionari della Regione. Tutti erano attesi ieri mattina a un convegno nella nuova sede della Regione. Titolo: trasparenz­a e legalità. Due parole che nell’interpreta­zione della politica molto spesso hanno un senso opposto a quello che gli attribuisc­e il Devoto Oli. Quasi un segno del destino o del contrappas­so per l’ex assessore in disgrazia. Viene da ripensare a un suo collega socialista al Comune di Milano, che una sera al dibattito sulla trasparenz­a si lasciò andare a questa consideraz­ione: «La trasparenz­a? Faremo i danee de veder ». Ma il soldi non sono di vetro e la trasparenz­a alla Regione Lombardia è ancora opaca.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy