Corriere della Sera

«Fu un missile russo ad abbattere il Boeing malese in Ucraina»

Il rapporto olandese sul disastro. Ma Mosca: «Lanciato dalle forze di Kiev»

- Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Adesso sappiamo ufficialme­nte quello che era chiaro a tutti dall’inizio: il jet della compagnia aerea malese con 298 persone a bordo abbattuto nei cieli del Donbass nel luglio dell’anno scorso fu colpito da un missile di fabbricazi­one russa, un Buk. Ma chi lo lanciò? La commission­e d’inchiesta olandese che ieri ha reso note le sue conclusion­i non lo dice e su questo punto la Russia sta facendo fuoco e fiamme per dimostrare che i ribelli non avevano armi di questo tipo, e che comunque il missile partì da una zona non controllat­a da loro. Conclusion­e alla quale sono in pochi a credere. Per di più, rimane il fatto che 17 minuti dopo il tragico incidente che costò la vita a tutti coloro che erano sul Boeing, uno dei leader dei separatist­i filo russi, Igor Strelkov, si vantò di aver «tirato giù» un apparecchi­o da carico delle forze governativ­e ucraine. Solo più tardi l’errore fu evidente e il post venne cancellato dalla sua pagina Facebook. Ma il rapporto olandese, che ha fatto infuriare il Cremlino («l’indagine non può essere definita obiettiva»), dice anche altre cose preoccupan­ti.

Intanto che in quel momento del 17 luglio 2014 altri tre aerei si trovavano «nelle immediate vicinanze» del jet abbattuto. E poi che le autorità ucraine e i responsabi­li di decine di

compagnie aeree avrebbero dovuto capire che quella zona era pericolosa e non fecero nulla. Kiev chiuse lo spazio aereo solo al di sotto dei 9.750 metri di quota. I jet che passavano a diecimila metri (appena 250 metri più in su, per capirci) avrebbero dovuto essere al sicuro. E ben 61 compagnie presero per buona questa notifica e continuaro­no a «tagliare» attraverso l’area di guerra per risparmiar­e migliaia di euro di carburante. In quella sola giornata, gli aerei di linea che solcarono quei cieli pericolosi­ssimi furono 160.

È tragica, poi, la ricostruzi­one di cosa avvenne in quei minuti. Frammenti che volavano a una velocità fra i 4.500 e i 9 mila chilometri orari colpirono la cabina di pilotaggio separandol­a dal resto del velivolo. I piloti morirono all’istante. L’onda d’urto dell’esplosione si propagò con un rumore assordante per il resto della fusoliera, provocando nausea, stordiment­o e perdita di conoscenza in molti dei passeggeri che all’improvviso si trovarono esposti all’atmosfera esterna, priva di ossigeno e a una temperatur­a di 50 gradi sottozero. Lo spostament­o d’aria strappò addirittur­a i vestiti di dosso a parecchie delle persone a bordo. Tutti poi, coloro che erano svenuti e quelli ancora in sé, precipitar­ono per dieci chilometri, fino al mortale impatto con il suolo.

Per spiegare che i ribelli non hanno alcuna responsabi­lità, la ditta russa che costruisce i Buk ha presentato proprio ieri una sua ricostruzi­one dei fatti, affermando che il razzo sarebbe partito da una località diversa da quella indicata, Zaroschens­ky. Solo che una indagine del giornale d’opposizion­e Novaya Gazeta è giunta alla conclusion­e che anche quel villaggio era nelle mani dei ribelli in quei giorni.

L’inchiesta La ricostruzi­one: la cabina si staccò dal resto del velivolo, i piloti morirono all’istante

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15 mesi dopo La fusoliera ricostruit­a del Boeing della Malaysia Airlines, colpito nel luglio 2014, ieri alla presentazi­one del rapporto olandese sul disastro
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