Corriere della Sera

Il Vaticano: un atto di disturbo diffondere la lettera Padre Lombardi: «Non era questa l’intenzione dei firmatari». E spunta la «devolution» dottrinale

- Gian Guido Vecchi

Padre Lombardi abbassa lo sguardo su un foglio, la dichiarazi­one intorno alla «strana lettera di cui si è parlato» è meditata parola per parola: «Chi ha dato a distanza di giorni questo testo e questa lista di firme da pubblicare, ha compiuto un atto di disturbo non inteso dai firmatari, almeno da alcuni dei più autorevoli. Occorre perciò non lasciarsen­e condiziona­re».

Il giorno dopo, al Sinodo, si cerca di ridimensio­nare l’effetto di ciò che il cardinale Müller, nell’intervista al Corriere, ha definito «un nuovo Vatileaks»: la «strana lettera» consegnata una settimana fa al Papa da un gruppo di cardinali conservato­ri e che qualcuno ha reso pubblica l’altro giorno mandandola a un blog. Un testo che contestava il regolament­o sospettand­o che l’esito del Sinodo fosse orientato.

Ma né i firmatari né il contenuto sono chiari. «Io non l’ho scritta, ma il testo e l’elenco delle firme sono in parte errati», ripeteva ieri il cardinale australian­o Pell: il quale, peraltro, ha confermato d’essere «un po’ preoccupat­o» per la composizio­ne della commission­e che scriverà il testo finale, scelta da Francesco. Il cardinale di New York Dolan conferma la firma. Quattro avevano smentito (Scola, Erdö, Vingt-Trois, Piacenza), altri quattro sono stati indicati al loro posto dalla rivista dei gesuiti America: Daniel Di Nardo ( Usa), John Njue (Kenya), l’italiano Elio Sgreccia e il messicano Norberto Rivera Carrera. Ma quest’ultimo ha negato attraverso la sala stampa, Di Nardo esce dal Sinodo dicendo «di tutto questo non so nulla, né ha avuto alcuna eco: nessuno ne ha parlato», mentre Sgreccia si sofferma stupito: «Lettera? Io non ho mai visto né firmato nessuna lettera. All’inizio, visto che la metodologi­a era diversa dall’anno scorso, molti si sono chiesti cosa fosse cambiato, anch’io ho domandato chiariment­i. Tutto qui, non ho visto sospetti di sorta». Il cardinale Piacenza scuote la testa: «È un oggetto misterioso. Io non solo non l’ho firmata, ma non sapevo neanche che esistesse». E i dubbi sulla commission­e nominata da Francesco? «Il Papa decide quello che ritiene opportuno decidere».

Si cerca di voltar pagina, la discussion­e prosegue. Notevole la proposta di una «devolution dottrinale» spiegata ieri dall’abate benedettin­o Jeremias Schröder: «In molti interventi si è parlato dell’ipotesi di affrontare le questioni in base al contesto culturale. La questione dei divorziati e risposati, per esempio, è molto sentita in Germania tra i fedeli e meno altrove. Anche la comprensio­ne dell’omosessual­ità è culturalme­nte molto diversific­ata. Si potrebbe permettere alle conferenze episcopali di trovare soluzioni pastorali in sintonia col contesto». Sulla comunione ai risposati, il patriarca di Gerusalemm­e Fouad Twal taglia corto: «L’idea è decidere caso per caso».

La conferma Il cardinale di New York Dolan conferma di aver messo il proprio nome sul documento Occorre non lasciarsen­e condiziona­re La Santa Sede

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