Corriere della Sera

Mai più ragazze nude La svolta di Playboy che punta sui giovani

- Di Riccardo Bruno

La prima «conigliett­a» della storia fu Marilyn Monroe. Hugh Hefner, 62 anni fa, comprò i diritti delle immagini di nudo dell’attrice più desiderata ad Hollywood ma scattate 4 anni prima, quando nessuno la conosceva. Playboy nasce nel 1953, e Marilyn inaugura il paginone centrale, poster gigante da appendere con donne bellissime, e soprattutt­o con niente addosso. La rivista Playboy c’è ancora, come il suo fondatore che ha festeggiat­o 89 anni. Però non vende più 7 milioni di copie, come ai tempi d’oro, ma «appena» 800 mila. Soprattutt­o, 62 anni dopo, è cambiato il mondo, i corpi senza vestiti sono dappertutt­o, per esempio su Internet. Così anche Playboy, sinonimo di donne nude, è costretto a cambiare e dal prossimo marzo rinuncerà proprio alle donne nude. Lo scorso anno, dopo la prima svolta pudica sul web, non solo i contatti sono cresciuti del 250% ma la media dei lettori si è abbassata da 47 a 30 anni. «Vedere una donna nuda non è più provocante» ammette Scott Flanders, ad di Playboy Enterprise­s. E aggiunge: «Siamo rimasti vittima del nostro successo», ovvero dei frutti della liberazion­e sessuale a cui il coniglio con il farfallino ha sicurament­e dato un contributo. D’altra parte sin dalle origini la rivista ha offerto qualcosa di più di semplici immagini senza veli. Il romanzo Fahrenheit 451 di Ray Bradbury fu pubblicato a puntate nel 1954, e tra gli autori può vantare anche Arthur C. Clarke e Stephen King. E poi le lunghe e mai banali interviste a personaggi famosi, che non hanno mai disdegnato, tutt’altro, di comparire accanto a segretarie e aspiranti attrici scelte solo per le loro fattezze esteriori. L’editore di Playboy riconosce che rinunciare al «marchio di fabbrica» è una sfida. Difficile sapere se sarà vinta.

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