Mai più ragazze nude La svolta di Playboy che punta sui giovani
La prima «coniglietta» della storia fu Marilyn Monroe. Hugh Hefner, 62 anni fa, comprò i diritti delle immagini di nudo dell’attrice più desiderata ad Hollywood ma scattate 4 anni prima, quando nessuno la conosceva. Playboy nasce nel 1953, e Marilyn inaugura il paginone centrale, poster gigante da appendere con donne bellissime, e soprattutto con niente addosso. La rivista Playboy c’è ancora, come il suo fondatore che ha festeggiato 89 anni. Però non vende più 7 milioni di copie, come ai tempi d’oro, ma «appena» 800 mila. Soprattutto, 62 anni dopo, è cambiato il mondo, i corpi senza vestiti sono dappertutto, per esempio su Internet. Così anche Playboy, sinonimo di donne nude, è costretto a cambiare e dal prossimo marzo rinuncerà proprio alle donne nude. Lo scorso anno, dopo la prima svolta pudica sul web, non solo i contatti sono cresciuti del 250% ma la media dei lettori si è abbassata da 47 a 30 anni. «Vedere una donna nuda non è più provocante» ammette Scott Flanders, ad di Playboy Enterprises. E aggiunge: «Siamo rimasti vittima del nostro successo», ovvero dei frutti della liberazione sessuale a cui il coniglio con il farfallino ha sicuramente dato un contributo. D’altra parte sin dalle origini la rivista ha offerto qualcosa di più di semplici immagini senza veli. Il romanzo Fahrenheit 451 di Ray Bradbury fu pubblicato a puntate nel 1954, e tra gli autori può vantare anche Arthur C. Clarke e Stephen King. E poi le lunghe e mai banali interviste a personaggi famosi, che non hanno mai disdegnato, tutt’altro, di comparire accanto a segretarie e aspiranti attrici scelte solo per le loro fattezze esteriori. L’editore di Playboy riconosce che rinunciare al «marchio di fabbrica» è una sfida. Difficile sapere se sarà vinta.