L’Albero della Vita resterà al suo posto
Nuovi spettacoli del simbolo dell’Expo in primavera. Ma c’è un’idea per Capodanno
«L’Albero della Vita rimane dov’è». L’annuncio, molto atteso, è del commissario unico di Expo, Giuseppe Sala. L’Albero non torna a Brescia, non verrà smontato, non va all’asta, non se lo contenderanno i quartieri di Milano. Resta al suo posto, simbolo di un successo. Dopo le polemiche sui soldi spesi, dopo le contestazioni, i ritardi e i dubbi, ieri per l’Albero è stata la giornata della festa e della rivincita.
Alla fine, ha avuto ragione lui. Marco Balich, direttore artistico di Palazzo Italia, aveva sempre garantito che «l’Albero della Vita sarebbe stato il punto più fotografato di Expo» e che ne sarebbe diventata «l’icona più riconoscibile». Ed è finita così. Al punto che il commissario unico Giuseppe Sala ieri ha tagliato la testa al toro: «L’albero rimane dov’è». Non torna a Brescia, non si smonta, non va all’asta, non se lo contenderanno i quartieri di Milano. Rimane, simbolo di un successo. Dopo le polemiche sui soldi spesi, sulle procedure poco trasparenti, dopo le contestazioni del presidente Raffaele Cantone, i ritardi e i dubbi, ieri per l’Albero è stata la giornata della festa. E della rivincita per chi ci ha creduto: da Marco Balich al commissario di Padiglione Italia, Diana Bracco, fino ai tre sponsor, senza i quali il miracolo non sarebbe avvenuto: Coldiretti, Pirelli e, soprattutto, il consorzio di imprenditori bresciani, raggruppati sotto il marchio «Orgoglio Brescia», che ha messo da parte rivalità e ha consegnato l’opera due giorni prima dell’apertura di Expo.
Balich snocciola i numeri di questo successo: più di 14 milioni di persone hanno assistito allo spettacolo serale, giochi di luce su una colonna sonora composta ad hoc dal maestro Roberto Cacciapaglia. Duecentocinquantamila hashtag su Instagram e un milione e 800 mila foto postate su Facebook. La prova del nove? L’hashtag #alberodellavita ha superato sui social quello #alberodinatale. Al di là del responso del web, poi, c’è quello del resto del mondo: Balich e la squadra che ha realizzato l’opera sono stati contattati da Cina, Golfo Persico e da uno dei cosiddetti Stati «stan» per riprodurre una creazione che abbia le stesse caratteristiche, «anche se non ci saranno copie di questo Albero che rimarrà in edizione unica» assicura Diana Bracco. Il resto è la spinta propulsiva. Marco Tronchetti Provera si augura che «l’energia che abbiamo sentito e vissuto con Expo resti per dare forza al nostro Paese». Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, racconta l’emozione di oltre un milione e mezzo di agricoltori che «hanno contribuito a questa festa di popolo e a questa riflessione collettiva sul tema dell’alimentazione». E poi ci sono gli imprenditori bresciani, con il presidente del consorzio Paolo Franceschetti che non usa giri di parole: «A noi ci dovete solo dare da lavorare. Perché, quando si tratta di fare, le imprese italiane non le batte nessuno e con l’Albero l’abbiamo dimostrato».
Le richieste Per Balich e la squadra che l’ha realizzato richieste da Cina, Golfo Persico e altri Paesi
Ora, deciso che l’opera non si smonta (anche perché disfarla e rimetterla insieme altrove sarebbe costato 500 mila euro, centesimo più o meno), bisogna capire chi pagherà gli spettacoli e da quando riprenderanno. Sala anticipa che «la cosa più probabile, visto che dal 2 novembre qui si comincia a smantellare, è che si riprenda qualche attività in primavera, anche collegata alla mostra di Palazzo Italia che resta com’è e all’allestimento del Padiglione Zero». Ma c’è già chi sta pensando a un super spettacolo, magari per capodanno: ci vorrebbe un miracolo della burocrazia, ma qualche volta gli italiani fanno anche i miracoli.