I sospetti L’idea che l’operazione possa essere stata organizzata in ambienti esterni alla Chiesa
nelle ultime settimane a un’unica regia significherebbe forzare un malessere più eterogeneo e diffuso. Questa storiaccia sembra costruita ad arte dai nemici di Jorge Mario Bergoglio per fargli sapere che è nel loro mirino, bersaglio di pallottole impastate con menzogne fangose. Probabilmente, chi l’ha architettata non sperava che la notizia potesse resistere a lungo a una verifica dei fatti.
Ma ha contato su un «effetto polverone»; e soprattutto sulla certezza di insinuare in qualcuno il dubbio che il Papa stia rompendo le incrostazioni più sporche del potere perché difetta di equilibrio; che agisca così perché è «malato», perché il suo cervello ha qualcosa che non funziona. È questo, il messaggio subliminale e inquietante che si è cercato di trasmettere. Riemergono così i fantasmi dell’ultima fase convulsa del papato di Benedetto XVI: quasi fossero una maledizione inscindibile dalla storia recente del Vaticano. Si ripropone un confronto, sebbene improprio, col caso di Dino Boffo, il direttore di Avvenire colpito attraverso il Giornale con false veline diffuse proprio da fonti vaticane per consumare vendette intestine.
Forse, è il secondo calcolo di chi vuole destabilizzare Francesco: fare in modo che nell’opinione pubblica e nelle file ecclesiastiche cresca un senso di insicurezza; che la fase delrinnovamento sia oscurata da un’artificiosa immagine di caos e di resa dei conti; che il presente sia risucchiato nei veleni di prima del Conclave del marzo 2013. È vero che bisogna stare