Il dibattito
«Guardi, una cosa la posso dire con certezza: condizionare il Sinodo non è possibile. Se qualcuno vuol fare questo gioco, non ci riuscirà: è un gioco che noi non facciamo». Il cardinale Walter Kasper, dal quale è cominciato tutto — fu a lui che Francesco affidò nel 2014 la relazione introduttiva —, si sofferma vicino a Porta Sant’Anna. Ormai ci siamo, i 270 padri sinodali suddivisi in 13 circoli hanno approvato le loro relazioni, una commissione sta cercando di fare sintesi, sabato si vota «e poi si consegnerà questo testo al Papa: sarà lui a decidere e a scrivere, dopo il Sinodo, un suo documento».
Eminenza, l’«Osservatore Romano» scrive che il momento scelto, nei giorni più delicati del Sinodo, «rivela l’intento manipolatorio del polverone sollevato». Avete avuto questa impressione?
All’avvio dei lavori del Sinodo il Papa ha indicato la strada chiedendo di parlare con franchezza, lasciandosi guidare dallo spirito, con coraggio e umiltà, perché, ha spiegato, il Sinodo non è un Parlamento, e la fede non è un museo da salvaguardare
C’è chi vuole dividerci ma la realtà è che c’è una buona collaborazione: nessuno mira a toccare la dottrina
Ma i nodi non sono pochi ed erano peraltro quelli centrali dell’incontro dell’anno passato. Uno degli argomenti di discussione è quello dell’integrazione dei divorziati risposati nella vita della comunità ecclesiale: secondo un blocco di religiosi questi devono poter prendere l’eucarestia, secondo un altro questa integrazione va realizzata in forme diverse dall’ammissione all’eucarestia
L’altro grande tema è l’atteggiamento della Chiesa di fronte all’omosessualità, e come accogliere i gay nella comunità cristiana