La Camera dice sì alla riforma Rai con il «super ad» Insorgono FI e M5S
Per i deputati del M5S Roberto Fico («Renzi è un traditore», dice), Mirella Liuzzi e Dalila Nesci «questa riforma consegna al premier le chiavi della tv pubblica, con Renzi e Berlusconi pronti a spartirsi le nomine, mentre nessun girotondino muove un dito». Per il leghista Davide Caparini «è una legge Gasparri al quadrato». Per Nicola Fratoianni di Sel «si butta fuori il Parlamento per metterci il governo». Tra polemiche e minacce di futuro boicottaggio, ieri la Camera ha approvato il ddl che ridisegna la Rai con 259 sì e 143 no. Nel testo, che ora passa al Senato per il via libera definitivo (il governo spera entro fine novembre), il cda si riduce da 9 a 7 consiglieri. Perde importanza la commissione di Vigilanza. Centrale diventa la figura dell’amministratore delegato (l’attuale dg Antonio Campo Dall’Orto aggiungerà questi nuovi poteri ai suoi), nominato dal consiglio su proposta del Tesoro. «La Rai diventa una Spa normale e finisce la commistione tra politica e gestione quotidiana», dice il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli. «No, diventa una proprietà privata di Renzi», sostiene il senatore azzurro Maurizio Gasparri.