GRAPHIC NOVEL
Parole e immagini su «la Lettura»: arte oltre le categorie della creatività
Tutto comincia nelle tombe degli egizi: testi e vignette «alla pari»
Èsempre stato un imbarazzante problema quello del fumetto e dell’illustrazione. Solita storia delle arti maggiori e minori, di massa e di élite. Problemi antichi ormai, limiti tracciati da umani limitati. Viva la saliera di Benvenuto Cellini, il primo mini-monumento al design! Mi incanta quanto il David di Michelangelo. Guai se non ci fossero tutti e due! E i libri miniati delle ore dei fratelli Limbourg, mi piacciono più di certe decantate pale d’altare ad olio!
L’arte è soltanto una, anche quando va a rintanarsi nel piccolissimo, nel povero o qualche volta addirittura nel brutto! I mezzi espressivi per contenerla sono tanti. Casse armoniche che fanno rimbalzare il talento in maniera differente. Il problema non sta nel mezzo contenitore, ma nell’artista che decide di farne la sua navicella orbitante. Ogni tanto penso a giganti come Gustav Doré, incisore inarrivabile, pittore superdotato, scultore, scenografo, campione mondiale dell’arte su carta stampata, parcheggiato per decenni nell’anticamera della cultura di serie A solo perché faceva l’illustratore. Lui che ha influenzato la pittura di van Gogh, il fumetto francese degli Umanoidi Associati e di conseguenza la stagione più fortunata del cinema americano di fantascienza di fine novecento. Non sarà meglio metterlo fra i geni della modernità? Penso anche a Lionel Feininger, forse più geniale nel suo fumetto che nella sua pittura targata Bauhaus. Gli artisti che toccano il fumetto rischiano grosso. Un esempio per tutti: Buzzati.
La specie degli umani è spesso sciocca, ignorante e cieca. Quando deve nominare l’arte su carta stampata, cosiddetta di massa o di nicchia che sia, la offende. Cosa vuol dire fumetto? Una comunicazione da riserva indiana? Un gas di scarico dell’intelligenza? E graphic novel? Peggio che peggio! Mi ha sempre irritato questo modo di schedare certi capolavori. Si dice che questa nuova definizione abbia dato maggiore dignità letteraria al mezzo. Ma che stupidaggine. La dignità di capolavoro l’opera se la conquista da sola, senza bisogno di targhe! Lo dimostra Hugo Pratt che con le sue magie liquide e i suoi fendenti a china nera sapeva incantare le intelligenze di mezzo mondo e non si capiva perché. Ma sono fumetti, si diceva. Poi sono arrivati genietti del «Bene» come Oreste del «Buo-