NATHAN E IL GRANDE ORIENTE PROCESSO ALLA MASSONERIA
Parlando del sindaco di Roma Ernesto Nathan, lei ha fatto solo un breve cenno alla sua appartenenza alla massoneria. Eppure, se non sbaglio, ha rivestito ruoli importanti anche in quella organizzazione che nell’Ottocento era molto importante. Alessia Porta Roma
Cara Signora,
Ernesto Nathan fu iniziato alla massoneria nel 1887 e ottenne la cittadinanza italiana nel 1888: due scelte che riflettevano il suo desiderio di partecipare maggiormente alla vita politica e istituzionale dello Stato italiano. Il suo ingresso nel Grande Oriente d’Italia coincise con la fase in cui l’Ordine, sotto la guida di Adriano Lemmi, stava abbandonando alcune delle sue tradizionali posizioni radicali e repubblicane. Non aveva rinunciato a battersi per la laicità dello Stato, ma sosteneva la politica nazionalista di Francesco Crispi ed evitava di assumere posizioni troppo lontane da quelle del governo nazionale. Sin dalla sua cerimonia iniziatica Nathan apparteneva a una loggia romana, «Propaganda massonica», di cui facevano parte molti uomini delle istituzioni, l’esatto contrario della gioventù audace e dissacrante che aveva cospirato negli anni eroici del Risorgimento. La sua linea, nella veste di Gran Maestro, non fu molto diversa da quella del predecessore ed è spesso ricordata per uno dei maggiori successi di facciata della Massoneria italiana: il trasferimento dei suoi uffici nelle sale di palazzo Giustiniani. Terminato il primo mandato, ve ne fu un secondo, iniziato nel 1917. La guerra aveva avuto sulla Massoneria due effetti contraddittori.
Aveva diffuso in Europa la convinzione che l’organizzazione fosse straordinariamente potente, capace di indirizzare i governi verso posizioni conformi ai suoi obiettivi ideologici. Ancora poco meno di trent’anni fa, uno storico franco-ungherese, François Fejtö, ha scritto un libro ( Requiem per un impero defunto) in cui si sostiene che la dissoluzione dell’ Austria-Ungheria, sancita con il Trattato di San Germano, era stata voluta e pilotata dalla Massoneria francese. Secondo altri, invece, la Massoneria era ormai una consorteria dedicata al perseguimento degli interessi dei suoi soci. Lo pensavano quasi tutte le forze nuove emerse dal conflitto: i partiti socialisti, i comunisti, i nazionalisti di Luigi Federzoni, i fascisti di Benito Mussolini. Sino a qualche anno prima la Massoneria era stata la «bestia nera» della Chiesa cattolica.
Ora, fra i suoi avversari, vi erano anche filosofi come Benedetto Croce, Giovanni Gentile, entrambi convinti che i massoni, in particolare, avessero invaso il mondo della scuola e che la carriera di un professore universitario dipendesse dalle sue credenziali libero-muratorie. Nathan resistette tenacemente a questa tendenza e cercò di provare che la Società non aveva perduto i suoi antichi ideali. Ma non poté impedire che i venti continuassero a soffiare ormai in altre direzioni.