Il Milan resta triste anche alla sua festa Derby alla baby Inter
E Berlusconi, deluso, diserta la premiazione
Non c’è niente di più triste di una festa triste. Piuttosto, meglio passare la serata davanti alla tv, anche se in tv danno la Champions degli altri. Devono averlo pensato anche i quindicimila e passa tifosi (per lo più rossoneri, sin troppi date le circostanze) venuti ad assistere a questo crepuscolare Trofeo Berlusconi, la manifestazione dedicata al padre del presidente che ai bei tempi si teneva ad agosto, quando invece ora il Milan ha giocato un turno di Coppa Italia.
Ma certe volte sarebbe meglio astenersi, restare sottocoperta e non sfidare il destino. Dalla sponda rossonera il bilancio del Berlusconi autunnale è qualcosa di molto simile a un disastro: una sconfitta in un derby contro un’Inter imbottita di seconde linee e per mezz’ora di Primavera (e figuratevi il contraccolpo per una squadra, come il Milan, già paralizzata dalle paure), un giocatore infortunato (Bertolacci k.o. al 14’ per quella che si rivelerà essere una forte contusione al ginocchio: da stabilire i tempi di recupero), il presidente Silvio Berlusconi visibilmente infastidito che diserta anche la premiazione («Certo avrei preferito vincere, ma quando si vince si parla, quando si perde si tace»), la figlia Barbara rimasta in ufficio a lavorare.
Infine, nessuna conferma positiva dal 4-3-3 riproposto da Mihajlovic, un attacco che resta sterile e una difesa che conferma tutte le sue lacune, con il peggiore in campo proprio Mexès (è lui che lascia segnare a Kondogbia il gol partita al 12’ p.t.), in ritardo di condizione: non può (ancora) essere il francese il compagno di reparto di Romagnoli.
Se il migliore dei rossoneri, poi, almeno per l’atteggiamento, è l’unico giocatore che non si può schierare (Kevin Prince Boateng, al ritorno a San Siro, viene salutato da qualche «buu» razzista della curva interista), c’è più di qualcosa che non va.
Finito sotto, il Milan ha avuto occasioni con Poli, Honda e alla fine con Rodrigo Ely, ma Carrizo prima e Berni poi si sono opposti bene. Quanto al giovane portiere milanista Donnarumma si è visto per una bella parata su Dodò, ma ci manca solo che Mihajlovic tolga Diego Lopez per lanciare un sedicenne creandosi pure un problema in porta. Il Milan ne ha già molti altri.
Vista con gli occhi dell’Inter,
Certo avrei preferito vincere il Trofeo, ma quando si vince si parla e quando si perde si tace
Match winner Geoffrey Kondogbia, 22 anni, autore del gol interista (Getty)
invece, il Berlusconi serve a Mancini (che tiene fuori tutti gli undici anti Juve) per provare per la prima volta Kondogbia centrale (al di là del gol, di controbalzo, dopo essersi inserito in un corridoio libero, la prova è stata positiva) e fare qualche esperimento tattico.
Dopo mezz’ora l’Inter è passata al 4-3-3, con Nagatomo a destra in mediana e Biabiany e Manaj sulle ali, mentre nella ripresa al 4-2-3-1 con nove Primavera: anche cambiando ordine e nomi, però, la squadra del Mancio dà l’impressione di sapere quello che deve fare. Proprio quello che sembra aver smarrito il Milan.