Merkel e Berlusconi La stretta di mano
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L’incontro ieri, durante il vertice del Partito popolare europeo a Madrid: dopo quattro anni, colloquio e «chiarimento» sui vecchi contrasti con una stretta di mano (nella foto) tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.
Sotto la scala mobile, la sua delegazione lo attende plaudente: «Un presidente, c’è solo un presidente». Lui, Silvio Berlusconi, discende, immobile, e con un sorriso senza limiti, ma che non gli scalda il volto. Il faccia a faccia, tanto desiderato, con frau Merkel c’è stato.
Ma l’intervento al congresso del Ppe ha avuto anche un retrogusto amaro per il Cavaliere. La cancelliera ha avuto la standing ovation della sala. Lui, che era già via quando lei ha parlato, non è salito sul palco. «Non voglio parlare in un consesso internazionale fino a che la Corte di Strasburgo non mi restituirà i miei diritti al cento per cento. Sono vittima di un processo politico», ha spiegato, all’uscita del summit con i massimi esponenti del Ppe, e dopo gli incontri bilaterali (con il presidente rieletto del Ppe, Joseph Daul; il suo vice polacco Jacek SaryuszWolski, il capogruppo ppe Manfred Weber; il primo ministro ungherese Viktor Orbán; il premier spagnolo Mariano Rajoy). Parlando a fatica, con i cronisti, tra flash, abbracci per i selfie e pacche sulle spalle.
Una protesta-sfida, dunque, quella che descrive Berlusconi. Tacerà fino alla sentenza della Corte dei diritti dell’uomo cui si è rivolto dopo la decadenza. Davvero starà zitto fino al 2017? «Spero di no. Spero che si anticipi tutto» dice. Lanciando un messaggio all’esterno e sperando di trovare una sponda nella grande famiglia del Ppe. «Ma di sostegno alla sua battaglia finale ieri dal palco non è giunta una parola, nemmeno un “bentornato”», facevano notare i «fratelli coltelli» del Ppe. Ma, spiegava Antonio Tajani, ieri rieletto vicepresidente del Ppe, «la prova dell’accoglienza calorosa che ha avuto sono i bilaterali, il fatto che era stato inserito nel panel principale, con i leader di Stato e di governo, ma soprattutto il voto per me».
In ogni caso il chiarimento su quella frase offensiva, mai pronunciata, ma che in un gossip virale era giunta fino alle orecchie della Merkel, c’è stato. «Le ho detto — spiega Berlusconi — che non l’avevo mai pronunciata. Tanto è vero che nelle intercettazioni poi pubblicate non c’era». Lei avrebbe fatto capire che era una cosa superata. E poi avrebbero parlato «di questioni internazionali, della lotta al terrorismo, dei rapporti con la Russia e della minaccia dell’Isis». Cui, secondo Berlusconi, bisogna opporre una grande alleanza europea, allargata a Russia, Usa, Cina e Paesi Arabi sotto la bandiera Onu. Nessun contatto, invece, con Nicolas Sarkozy, protagonista con la Merkel dei famosi sorrisini del 2011.
Nel congresso che ha bandito
L’attesa «Non parlo dal palco, aspetto che Strasburgo esamini la mia vicenda» Gelo con Alfano e Sarkozy
i populismi, Berlusconi non ha mostrato imbarazzo per l’alleanza con la Lega. «Stiamo insieme dal 2001. Nessun problema. Sono stato invitato a Bologna l’8 novembre, penso di andare» anticipa. Ad Angelino Alfano, con cui, nel pranzo a base di arrosto e torta al cioccolato, si è gelidamente ignorato solo una stilettata: «L’Ncd alleato con il Pd? È un problema talmente piccolo per il Ppe che non credo nemmeno se ne accorga». Da Alfano rintuzzata: «Il problema è lui». Quanto alle voci circolate su suoi timori di contestazioni, si indigna: «Contestazioni? Ma non ha visto come sono stato accolto? Tutti volevano parlare con me. Tutti volevano farsi fotografare. Questo è il mio partito. Non è mica il partito di un altro».