«Sinodo unito Gli attacchi ininfluenti»
Parla il cardinale Piacenza. Domani la votazione del documento: testo aperto, deciderà Bergoglio
«La notizia falsa di una malattia del Papa? Certe cose le lascerei sempre cadere, così si smorzano come meritano, se no si finisce per ingigantirle. Di certo, se qualcuno cerca di condizionare il Sinodo, non condiziona un bel niente»: così il cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere maggiore.
«La notizia falsa di una malattia del Papa? Certe cose le lascerei sempre cadere, così si smorzano come meritano, se no si finisce per ingigantirle. Di certo, se qualcuno cerca di condizionare il Sinodo, non condiziona un bel niente». Fuori dall’aula si è alzato il vento, i padri sinodali si stringono nei cappotti, dato che Francesco invita ad ascoltare il soffio dello Spirito potrebbe essere buon segno. Il cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere maggiore che nelle classificazioni della Curia viene sempre ascritto alla casella dei conservatori, è stato moderatore di un circolo italiano che ha votato «all’unanimità» una relazione dove tra l’altro si riconosce la «complessità» di un tema controverso come i divorziati risposati e si parla di «discernimento» dei vescovi nei casi concreti, chiedendo un approfondimento al Papa.
« Qualunque cosa accada fuori, i padri sanno ciò che devono fare e ognuno dice con lealtà e chiarezza ciò che si sente, in modo costruttivo», spiega il cardinale Piacenza. «È chiaro che ci siano sensibilità, esperienze e provenienze diverse, ma anche se dall’esterno si vogliono dare chiavi di lettura particolari, alla fine siamo uno, tutti cattolici: la nostra relazione mi pare eloquente».
Ieri sera i 270 padri hanno ricevuto
la bozza di relazione finale che sarà discussa oggi per le ultime modifiche e votata domani: un testo che fa sintesi delle relazioni approvate dai 13 circoli suddivisi per lingua e di oltre settecento emendamenti.
Un lavoro di cesello che «non è indirizzato al mondo» ma rappresenta «una riflessione rivolta al Santo Padre, che poi deciderà cosa fare », ha spiegato il cardinale di Bombay Oswald Gracias, tra i dieci della commissione che scrive la relazione finale. Un testo che «non ha tutte le risposte ma ha tutte le domande», aggiunge Gracias. Che «non tocca la dottrina» ma «non si limiterà a ripetere» ciò che diceva la Familiaris Consortio 34 anni fa: ci sono «nuove sfide». Peri «casi difficili», come i divorziati e risposati esclusi dai sacramenti, si fa strada l’approccio unanime del circolo di lingua tedesca (da K aspera Müller, con Schönborn moderatore): un «cammino di riflessione e penitenza» nel «foro interno» della coscienza e in «dialogo col confessore», per capire «in che misura è possibile l’accesso ai sacramenti». L’applicazione della dottrina alla situazione concreta, caso per caso, sulla scorta di Tommaso d’Aquino.
Ieri il Papa ha annunciato la nascita, attesa, del nuovo dicastero «con competenza sui laici, la famiglia e la vita» che assorbirà i due pontifici consigli per i laici e la famiglia (ma non l’Accademia per la vita). Non a caso, alla fine del Sinodo. A Francesco spetterà l’ultima parola. «Il Sinodo è un organismo consultivo, non è mai stato deliberativo», fa notare Piacenza. «È nato perché il Santo Padre possa sentire il polso della collegialità episcopale e decidere. È lui il garante dell’unità della Chiesa e del deposito della fede: cum Petro ma sub Petro. Se no la Chiesa sarebbe sinodale, ma non cattolica».
Caso per caso Per la comunione a divorziati e risposati si fa strada l’ipotesi di valutare caso per caso