Corriere della Sera

«Sinodo unito Gli attacchi ininfluent­i»

Parla il cardinale Piacenza. Domani la votazione del documento: testo aperto, deciderà Bergoglio

- di Gian Guido Vecchi

«La notizia falsa di una malattia del Papa? Certe cose le lascerei sempre cadere, così si smorzano come meritano, se no si finisce per ingigantir­le. Di certo, se qualcuno cerca di condiziona­re il Sinodo, non condiziona un bel niente»: così il cardinale Mauro Piacenza, Penitenzie­re maggiore.

«La notizia falsa di una malattia del Papa? Certe cose le lascerei sempre cadere, così si smorzano come meritano, se no si finisce per ingigantir­le. Di certo, se qualcuno cerca di condiziona­re il Sinodo, non condiziona un bel niente». Fuori dall’aula si è alzato il vento, i padri sinodali si stringono nei cappotti, dato che Francesco invita ad ascoltare il soffio dello Spirito potrebbe essere buon segno. Il cardinale Mauro Piacenza, Penitenzie­re maggiore che nelle classifica­zioni della Curia viene sempre ascritto alla casella dei conservato­ri, è stato moderatore di un circolo italiano che ha votato «all’unanimità» una relazione dove tra l’altro si riconosce la «complessit­à» di un tema controvers­o come i divorziati risposati e si parla di «discernime­nto» dei vescovi nei casi concreti, chiedendo un approfondi­mento al Papa.

« Qualunque cosa accada fuori, i padri sanno ciò che devono fare e ognuno dice con lealtà e chiarezza ciò che si sente, in modo costruttiv­o», spiega il cardinale Piacenza. «È chiaro che ci siano sensibilit­à, esperienze e provenienz­e diverse, ma anche se dall’esterno si vogliono dare chiavi di lettura particolar­i, alla fine siamo uno, tutti cattolici: la nostra relazione mi pare eloquente».

Ieri sera i 270 padri hanno ricevuto

la bozza di relazione finale che sarà discussa oggi per le ultime modifiche e votata domani: un testo che fa sintesi delle relazioni approvate dai 13 circoli suddivisi per lingua e di oltre settecento emendament­i.

Un lavoro di cesello che «non è indirizzat­o al mondo» ma rappresent­a «una riflession­e rivolta al Santo Padre, che poi deciderà cosa fare », ha spiegato il cardinale di Bombay Oswald Gracias, tra i dieci della commission­e che scrive la relazione finale. Un testo che «non ha tutte le risposte ma ha tutte le domande», aggiunge Gracias. Che «non tocca la dottrina» ma «non si limiterà a ripetere» ciò che diceva la Familiaris Consortio 34 anni fa: ci sono «nuove sfide». Peri «casi difficili», come i divorziati e risposati esclusi dai sacramenti, si fa strada l’approccio unanime del circolo di lingua tedesca (da K aspera Müller, con Schönborn moderatore): un «cammino di riflession­e e penitenza» nel «foro interno» della coscienza e in «dialogo col confessore», per capire «in che misura è possibile l’accesso ai sacramenti». L’applicazio­ne della dottrina alla situazione concreta, caso per caso, sulla scorta di Tommaso d’Aquino.

Ieri il Papa ha annunciato la nascita, attesa, del nuovo dicastero «con competenza sui laici, la famiglia e la vita» che assorbirà i due pontifici consigli per i laici e la famiglia (ma non l’Accademia per la vita). Non a caso, alla fine del Sinodo. A Francesco spetterà l’ultima parola. «Il Sinodo è un organismo consultivo, non è mai stato deliberati­vo», fa notare Piacenza. «È nato perché il Santo Padre possa sentire il polso della collegiali­tà episcopale e decidere. È lui il garante dell’unità della Chiesa e del deposito della fede: cum Petro ma sub Petro. Se no la Chiesa sarebbe sinodale, ma non cattolica».

Caso per caso Per la comunione a divorziati e risposati si fa strada l’ipotesi di valutare caso per caso

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(foto L’Osservator­e Romano/Ansa) In sala Papa Francesco durante i lavori della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi

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